Fermo, è allarme tra le famiglie
Le scuole alzano la guardia

Fermo, è allarme tra le famiglie Le scuole alzano la guardia
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Venerdì 26 Maggio 2017, 06:25
FERMO -  Incidersi una balena su una mano, guardare film horror e ascoltare musica psichedelica, farsi del male, lanciarsi dal tetto di un palazzo, uccidendosi. Sono alcune delle cinquanta regole di Blue Whale, il “gioco” mortale nato dalla mente distorta di un ragazzo russo. Di questa trappola virtuale in cui in Russia sono già caduti oltre 150 giovani che si sono tolti la vita, negli ultimi giorni si sta parlando molto anche in Italia. Dopo un servizio delle Iene, si cerca ora di capire se alcuni suicidi giovanili siano o no legati alle atroci regole della Balena Blu. 

Un fenomeno che allarma i genitori, impotenti davanti agli schermi ai quali i figli si incollano. E le scuole che cercano di decifrare questa nuova e perversa tendenza. «Penso che si stia dando un’importanza esagerata al fenomeno», dice Anna Maria Isidori, dirigente scolastico dell’Isc Betti di Fermo e di quello di Falerone. «Ne abbiamo parlato con i ragazzi, ma senza troppo clamore. Il rischio è che, in quelli più fragili, possa scattare una sorta di emulazione. L’obiettivo della scuola è di fortificarli psicologicamente e di sviluppare in loro una mentalità creativa che possa aiutarli nella vita, non certo amplificando fenomeni legati alla dimensione social». Nei due Isc per ora non ci sono avvisaglie. Le notizie però circolano e sono arrivate anche ai più piccoli: «Ne sono al corrente anche i bambini di quinta elementare», continua Isidori. «Se sono loro a porre la questione, cerchiamo di riflettere insieme, anche con l’aiuto della psicologa scolastica. Siamo sempre vigili e pronti a intervenire dove c’è bisogno».

A condividere il timore che scavare in una questione tanto delicata possa instillare nei giovani curiosità, anziché metterli in allerta, è anche la preside dell’Isc Rodari – Marconi di Porto Sant’Elpidio Francesca D’Ercoli. «Affrontare questo tema senza l’aiuto di personale competente – spiega – rischia di far dilagare un fenomeno che per ora resta sommerso. Gli insegnanti ne hanno parlato con i ragazzi visto che stavano iniziando a captare qualcosa. Il nostro timore è per il prossimo anno, perché con l’estate la situazione potrebbe degenerare». Per ora nessun caso neppure alla Rodari, dove un’equipe di esperti aiuta gli studenti ad affrontare i momenti difficili. «Dobbiamo stare con gli occhi aperti e tenere gli adulti in allerta. A metà giugno, durante la consegna delle schede, parleremo con i genitori dei ragazzi più a rischio», aggiunge la preside.

Guardia alzata anche l’Isc di Monte Urano dove ci si sta preparando ad affrontare il problema. «È un fenomeno che ci ha sorpreso perché arrivato all’improvviso», le parole della dirigente Ombretta Gentili. «Dobbiamo parlarne in istituto e prendere decisioni importanti, ma restano solo pochi giorni alla fine della scuola. L’estate è il periodo in cui i ragazzi vengono lasciati a loro stessi e questo ci preoccupa molto. Per ora sembrano tranquilli, ma la situazione non va sottovaluta, anzi va conosciuta a fondo e affrontata con molta cautela». Formazione ed educazione, per la preside, gli strumenti che possono evitare il dilagare del gioco della morte. «Bisogna fare prevenzione. Servono strategia e competenza. A scuola questa problematica per ora non si respira. Ma chi sa cosa cova nell’immaginazione dei ragazzi?».

Conoscenza e formazione le armi usate anche dall’Isc Nardi di Porto San Giorgio. «Ci stiamo informando sulla questione – dice la preside Daniela Medori – senza per ora coinvolgere i ragazzi. Con loro si parla se c’è un problema, e per ora, questo, non c’è. La scuola però è grande e non è escluso che possa emergere. Terremo gli occhi aperti, seguendone gli sviluppi, anche con l’aiuto delle psicologhe».
Chi da tempo è corso ai ripari è l’Isc Cestoni di Montegiorgio, che già da qualche anno organizza incontri con la Polizia postale per i ragazzi delle medie e le loro famiglie. «La Blue Whale è una cosa nuova, ma di problemi che provengono da internet ce ne sono parecchi», spiega la dirigente Patrizia Tirabasso. «Gli incontri hanno dato buoni frutti perché gli studenti si sono resi conto dei pericoli che si possono nascondere nel web e hanno assunto uno spirito critico. È importante che siano preparati. Noi comunque restiamo sempre vigili, soprattutto nei confronti di quelli più deboli».
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