Campofilone, una maxi struttura
per Alzheimer e riabilitazione

Campofilone, una maxi struttura per Alzheimer e riabilitazione
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Venerdì 23 Febbraio 2018, 21:57
CAMPOFILONE - Arriva l’Istituto di riabilitazione Santo Stefano in Valdaso. Il cantiere è già partito da settimane, la nuova struttura socio-sanitaria, in località Elisena, è stata presentata ieri in Comune a Campofilone.

La struttura sarà destinata a Residenza sanitaria assistenziale per anziani e in parte per erogare servizi di riabilitazione extraospedaliera per i disabili. Previsti 100 posti letto, 80 come Rsa anziani per Alzheimer e riabilitazione e 20 per pazienti in stato vegetativo, per un investimento di 10 milioni. Fine lavori prevista per Pasqua dell’anno prossimo. Erano presenti Giovanni Feliziani, responsabile dell’Asur per l’Integrazione socio-sanitaria, Licio Livini, direttore dell’Av 4, Vincenzo Rea, direttore di distretto dell’Av 4. Per l’occasione sono arrivati anche la presidente della Provincia di Fermo, Moira Canigola, e il consigliere regionale Francesco Giacinti. «Giornata importante per Campofilone e per tutto il territorio, da segnare sul calendario con l’evidenziatore - dice il padrone di casa, il sindaco Ercole D’Ercoli -. Dopo anni di dialoghi, siamo arrivati a presentare questo progetto di straordinaria rilevanza. Progetti come questo hanno bisogno di forte sinergia. Se n’è iniziato a parlare molto tempo fa, non è stato un percorso agevole; essere qui, a cantiere avviato, è un esito molto importante». A presentare il progetto, Enrico Brizioli, amministratore delegato del Gruppo Santo Stefano-Kos Care: «Si tratta di un progetto di portata sovracomunale, la struttura è della Valdaso e copre un’utenza completamente scoperta. C’era una grande richiesta, abbiamo aspettato per non accavallarci con altri progetti di Area vasta. Il progetto è innovativo, anche come connotato architettonico, a lavorarci è la ditta Tc Top Costruzioni, impegnata a realizzare in 14 mesi l’opera, che una volta realizzata avrà un personale dalle 90 alle 120 unità».

Santo Stefano si è fusa con una catena di Rsa in 8 regioni e si chiama Kos Care, per un totale di 7500 posti letto. Kos Care opera con 3 marchi: Santo Stefano per la riabilitazione, Anni Azzurri per gli anziani e Neomesia per la psichiatria. Si tratta di un’azienda privata che fa sanità pubblica e collabora con la Regione. A presentare il progetto l’ingegner Santarelli, per una struttura prefabbricata con pannellature all’esterno, di classe energetica A, poco impattante per il territorio.

La struttura si sviluppa su tre livelli: seminterrato (servizi generali e specialistici), piano terra (accoglienza e accettazione) e primo piano (uffici amministrativi e 20 dei posti letto dislocati in più blocchi) per una superficie totale di 6947 metri quadrati. Fabrizio Volpini, presidente della IV Commissione consiliare permanente sanità e politiche sociali, spiega che l’immagine della struttura proiettata è «la rappresentazione plastica di come la Regione dia attenzione ai nuovi bisogni della società. C’è una parte della società che necessita del 70% delle risorse sanitarie. Questa struttura s’inserisce all’interno del percorso politico che si è dato la Regione, nel momento in cui progettiamo e realizziamo questa struttura, stiamo agendo anche in altri settori, come quello della prevenzione in materia di disturbi per la disabilità. Abbiamo aggiunto anni alla vita, ora dobbiamo aggiungere qualità alla vita». Le conclusioni sull’attuale orientamento della sanità pubblica spettano al presidente della Regione, Luca Ceriscioli, per la prima volta a Campofilone: «Abbiamo deciso - rimarca - di mettere servizi e risorse dove non c’erano, per questo il progetto si sposa con la programmazione regionale. La macchina ha bisogno di trovare risposte in tutti i settori per funzionare bene. Gli ospedali ci piacciono talmente tanto che... ne vogliamo il meno possibile».

Ceriscioli ricorda che «le Marche avevano il triste primato di essere la seconda regione per ospedali per acuti più numerosi. Dato negativo. Sbagliata l’idea che la sanità funzioni quando è sparsa, come in Calabria. La sanità per acuti ha bisogno di poche strutture, noi puntiamo sulla medicina del territorio con infermieri per cure a domicilio. Perché il privato? Già oggi siamo oltre il tetto massimo di dipendenti pubblici, dove prendiamo le risorse per una struttura con 100 posti letto? Se vogliamo offrire un servizio aggiuntivo lo facciamo con lo spirito del privato complementare alla sanità pubblica. Oggi si vive in media fino a 84 anni: significa avere una rete di servizi, un tipo di assistenza che serve davvero», conclude. Poi tutti al ristorante Cinque Ragazze per scoprire un’altra eccellenza del paese, i maccheroncini.
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