Povertà, colpa dell’inflazione e non delle politiche green

Povertà, colpa dell’inflazione e non delle politiche green

di Sauro Longhi
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Lunedì 20 Novembre 2023, 01:50

Il 2024 è dietro l’angolo, appena 50 giorni e siamo nel nuovo anno. Prematuro discutere di cosa ci aspetta? Oltre che bisestile sarà l’anno delle Olimpiadi e di elezioni quasi planetarie. I rapidi progressi dell’Intelligenza artificiale e la nuova geografia delle risorse energetiche potrebbero generare implicazioni e condizionamenti nei tanti confronti elettorali del prossimo anno e nei tanti conflitti in atto a partire da quelli a noi più vicini, Medioriente e Ucraina.

Mentre state leggendo forse saranno noti i risultati in Argentina, dove sono emersi evidenti rischi dell’uso dell’Intelligenza artificiale per condizionare la competizione elettorale. Un pericolo da valutare attentamente dato che nel prossimo anno si voterà in Europa, negli Stati uniti, in Gran Bretagna, in Russia, solo per citare quelle più interconnesse con la nostra economia e la nostra democrazia. Gli esiti saranno importanti su molteplici fronti. Il 2024 sarà un anno di pace? Si riuscirà a far prevalere la pace? Nelle tante immagini che attraversano i telegiornali, le guerre continuano ad offendere la dignità umana, con stragi di civili innocenti a Gaza e in Ucraina.

Le ripercussioni di queste guerre oltre che sul piano umanitario lo sono anche su quello economico e di conseguenza su quello sociale. Le guerre stanno ridisegnando le geografie di approvvigionamento energetico e allo stesso tempo rallentano le transizioni energetiche necessarie per contrastare i cambiamenti climatici. Si è tornati ad usare il carbone e a trovare nuovi fornitori di energie fossili che la guerra in Medioriente rimetterà in discussione. Il rame, il litio e il nichel saranno sempre più importanti in una transizione energetica verso le energie rinnovabili, mentre il petrolio e il gas, lo saranno sempre meno, solo se la pace prevarrà sulla guerra. Che sia questo l’obiettivo delle guerre in atto?

Non a caso oltre a produrre disastri umanitari, inimmaginabili solo qualche anno fa, stanno destabilizzando l’approvvigionamento dell’energia, con un conseguente rallentamento delle politiche verdi per energie più compatibili con l’ambiente.

Politiche che potrebbero anche cambiare significativamente in Europa, forse l’unico Paese che le sta perseguendo con coerenza. Già sta emergendo in una parte dell’elettorato europeo la convinzione che le politiche rispettose del clima siano una cospirazione di una élite contro la povera gente. Nulla di più sbagliato, la transizione energetica unita a quella digitale possono creare opportunità di crescita oltre che ristabilire un equilibrio ambientale, se guidate da investimenti adeguati come quelli previsti nel PNRR e nel grande progetto del Green New Deal europeo.

Le cause che stanno impoverendo fasce sempre più ampie della popolazione, non sono nelle politiche verdi, ma nell’inflazione che sta erodendo il potere di acquisto delle classi più basse a favore dei pochi che si arricchiscono. Prima il Covid poi i recenti conflitti hanno favorito e innescato azioni speculative sulle materie prime e sull’energia, azioni a cui nessuno si è opposto. Sono mancanti strumenti perequativi che evitassero l’incremento delle disparità e delle diseguaglianze economiche e sociali.

Pur continuando a crescere la ricchezza prodotta, sono mancati strumenti per una sua equa ridistribuzione, il lavoro con salari che non aumentano non riesce più a svolgere questa funzione, occorrono nuovi strumenti che evitino, ad esempio, azioni speculative o regolino le distorsioni dei mercati. Il rapporto della Caritas diffuso qualche giorno fa, ci restituisce una fotografia del Paese con un numero dei poveri assoluti in aumento, oltre 5 milioni, quasi un italiano su dieci oggi non ha accesso a un livello di vita dignitoso. Mentre a rischio povertà ed esclusione sociale ci sono oltre 14 milioni di persone quasi il 25% della popolazione. Con questi dati sempre in costante aumento è bene pensare a politiche serie di contrasto alla povertà, capaci di ridare al lavoro dignità con equi compensi. Ieri si è tenuta la Giornata Mondiale dei Poveri, un’occasione per evidenziare il problema e cercare soluzioni. Speriamo in un 2024 di pace e lavoro.

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