Tuttavia una strategia per consentire incrementi di stipendio inversamente proporzionali all'ammontare della busta paga, a piramide rovesciata, potrebbe essere ripresa da quanto già sperimentato con il bonus Irpef, che infatti decresce per i redditi più alti.
Ciò permetterebbe anche di salvaguardare gli 80 euro per quella platea di dipendenti che sono a rischio di scavalcare il tetto (25mila euro) proprio a causa dei rinnovi. Insomma alle fasce basse andrebbero destinate risorse maggiori, magari anche doppie. Ma per evitare sproporzioni tra i 3 milioni di dipendenti pubblici, la distribuzione potrebbe essere modulata su fasce retributive (5 o 6). Nel testo finale della direttiva madre il ministero lascia comunque ampio mandato alle parti, posto che i fondi sono quelli a disposizione, anche per la tutela degli 80 euro: niente aggiunte. Nella direttiva infatti viene scritto che nei tavoli si rifletterà se inserire «misure correttive» qualora «necessario e nei limiti delle risorse destinate all'obiettivo di incremento contrattuale». L'attenzione «ai livelli retributivi più bassi» destinatari di «provvedimenti di giustizia sociale» però resta, anche se rispetto alla bozza della direttiva circolata nei giorni scorsi saltano riferimenti precisi sia ai meccanismi sia al bonus 80 euro, anche per dare più spazio di manovra alle parti.