Arriva la "tassa sulla fortuna"
Stangata su sigarette e giochi

Def e manovra, stangata su sigarette e giochi: arriva la "tassa sulla fortuna"
Def e manovra, stangata su sigarette e giochi: arriva la "tassa sulla fortuna"
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Lunedì 10 Aprile 2017, 21:40 - Ultimo aggiornamento: 22:14
ROMA - Sul tavolo del Consiglio dei Ministri arriverà tutto insieme: la manovrina sui conti, il nuovo quadro macro-economico - con una crescita all'1-1,1% - e il piano nazionale delle riforme che il governo intende realizzare, tra cui anche la detassazione regolata in modo strutturale del secondo livello di contrattazione. La quadratura tra l'avere i conti in regola con l'Ue e la volontà politica di non toccare le tasse è stata trovata. «Non ci saranno nuove tasse» - dice Matteo Renzi che parla di "fake news" riferendosi a Luigi Di Maio, che, dal blog di Grillo, lo accusa di aver lasciato un buco nei conti da 3,4 miliardi al quale Gentiloni deve «mettere una toppa».

Il Cdm domani traccerà il percorso che il governo seguirà fino alla fine della legislatura, senza i rischi delle modifiche del catasto e con privatizzazioni 'sostenibilì. Si devono conciliare conti in regola e spinta per l'economia. La strada è stretta, non facile - ha più volte detto il ministro dell'Economica Pier Carlo Padoan ai suoi collaboratori - ma la stiamo percorrendo. Certo il governo vorrebbe una strada più agevole, meno irta di ostacoli. Lo dice il premier Paolo Gentiloni a Madrid. »La crescita che attraversa l'insieme dell'Ue deve essere accompagnata, sostenuta«. Serve »un aggiustamento strutturale del patto di stabilità. È interesse di tutta l'Ue«.

Questo è il canovaccio su cui l'Italia si muove. Si parte con la manovra da 0,2 punti di deficit strutturale: in pratica 3,4 miliardi di tagli di spesa e lotta all'evasione (split payment, stretta sui pignoramenti e la rottamazione delle liti fiscali), ma anche maggiori entrate dai giochi e sigarette. Insieme ci saranno 3 miliardi in tre anni per far ripartire le imprese e dare fiato al lavoro nelle aree del sisma. L'Ue li conteggia come spese temporanee. Nelle logiche di Bruxelles non hanno grande valore, ma per le aree terremotate sì.

Il decreto - »un mostro di provvedimento«, si è lasciata sfuggire Fabrizia Lapecorella che guida le Finanze al Def - si è arricchito: avrà anche uno sblocco del turnover al 75% per le assunzioni nei grandi Comuni e del 100% per i piccoli e un potenziamento delle norme a costo zero della »finanza per crescere« per favorire l'accesso in borsa. Il piano delle riforme disegnerà il percorso fino alla fine della legislatura: il governo si impegna per misure sulla povertà, con un potenziamento del reddito di inclusione per chi perde il posto. Poi misure per la concorrenza, semplificazione della giustizia civile e altri due importanti interventi sul lavoro: riduzione del cuneo fiscale per i giovani e il completamente del jobs act con una riforma strutturale che guardi a meno tasse per il secondo livello di contrattazione.

C'è poi il quadro economico, in ripresa. La produzione industriale a febbraio ha segnato un balzo dell'1% su gennaio. L'istogramma del Mef prevedrebbe quest'anno una crescita attorno all'1,1%. Per prudenza si potrebbe - ma non è detto - limarlo al numero tondo mentre per il debito ci sarà un capitolo dedicato alle privatizzazioni, forse senza troppi dettagli mentre si studia il piano per cedere quote di controllate e di società pubbliche alla Cdp.

I DETTAGLI Un 'decretonè, che terrà insieme correzione dei conti, misure per la crescita, sostegno alla ricostruzione post-sisma (per 1 miliardo l'anno) e anche lo sblocco del turnover per i Comuni. La manovra chiesta dalla Ue si è arricchita e dovrebbe essere varata domani insieme al Documento di economia e Finanza, accompagnato dal piano nazionale di riforme, nel quale non ci sarà il catasto ma entrerà un rafforzamento del reddito di inclusione.

Ecco in sintesi le principali novità tra Def e manovra:

- CORREZIONE DA 3,4 MLD, 1 VA AL SISMA: quella che era partita come 'manovrinà si è trasformata in un maxi-decreto. Il piatto forte sarà l'aggiustamento strutturale chiesto da Bruxelles di 0,2 punti di Pil, circa 3,4 miliardi. Le risorse saranno però in parte utilizzate per istituire un 'fondò ad hoc per il terremoto, da 1 miliardo l'anno per 3 anni, per sostenere la ricostruzione. Possibile che tra le misure rientri anche la possibilità per gli incapienti di usufruire del sisma-bonus sui lavori condominiali.

- STRETTA SULL'EVASIONE IVA, NUOVA SPENDING: la maggior parte delle risorse sarà reperita attraverso una stretta fiscale che non comporterà però l'aumento delle tasse più 'sensibilì. Un miliardo il gettito dell'ampliamento dello split payment alle partecipate pubbliche, che salirà a regime (quando i mesi di applicazione saranno effettivamente 12) a 1,3/1,4 miliardi. Tra le altre voci 'certè, 6-700 milioni di spending review. Il decreto conterrà probabilmente anche una stretta sui pignoramenti e la rottamazione delle liti (circa 200 milioni) e un mix di altri interventi fiscali, come una nuova stretta su alcuni incentivi alle imprese, dall'Ace al patent box.

- RITOCCO ACCISE TABACCHI, STANGATA GIOCHI: abbandonata la via delle accise sulla benzina, dovrebbe rimanere una revisione di quelle sui tabacchi, per circa 150-200 milioni. Sui giochi si profila una nuova stangata (almeno 500 milioni), tra tassa sulla fortuna, aumento del Preu sulle 'macchinettè e anticipo della gara del gratta e vinci (che da sola vale 400 milioni). Una scelta, ancora non definitiva, criticata dagli operatori (Sapar ricorda che la tassazione era già salita di 5 punti negli ultimi 3 anni) e sulla quale aveva espresso dubbi anche la Corte dei Conti perché il settore è già 'saturò. Tramontata, invece, l'idea di inasprire il prelievo su bibite gasate e/o zuccherate.

- PACCHETTO PRO-CRESCITA, MA A COSTO 'ZERÒ: oltre al Fondo per il terremoto saranno inserite alcune norme per la piena attuazione di Finanza per la crescita, il probabile ritocco dell'Ape social e la cosiddetta norma «antiscorrerie» uscita dal ddl concorrenza.

- IN DEF DEBITO GIÙ DA 2018, CRESCITA A 1-1,1%: come negli ultimi anni le previsioni di aprile saranno prudenti, con il Pil che dovrebbe restare all'1% quest'anno o essere rivisto al massimo all'1,1% e il deficit che scenderà al 2,1% per effetto della manovra. Per il prossimo anno Padoan ha promesso a Bruxelles un aggiustamento strutturale dello 0,6% (circa 10 miliardi) e il pareggio di bilancio entro il 2019. Il debito avvierà la discesa dal 2018.

- NUOVO STOP A CATASTO, PRIVATIZZAZIONI 'SOFT': il Pnr non dovrebbe contenere la riforma del catasto, che in un primo momento sembrava tornata in auge dopo lo stop già subito nel 2015, quando i decreti attuativi erano già pronti. Anche gli obiettivi delle privatizzazioni dovrebbero essere rivisti rispetto allo 0,5% del Pil indicato finora e attestarsi, come ha preannunciato il viceministro Morando «allo 0,3-0,4%», compreso cioè tra i 5 e i 6,5 miliardi. Il governo, per superare le obiezioni interne al Pd, sta studiando un meccanismo per conferire a Cdp la gestione di partecipazioni (a partire da Eni, Enel e Poste) e di parte del portafoglio investimenti del settore pubblico. Il documento non dovrebbe contenere però dettagli di questo progetto, che avrebbe comunque tempi lunghi, limitandosi a confermare il percorso di privatizzazioni.

- AVANTI RIFORME, DA REDDITO INCLUSIONE A TAGLIO CUNEO: Il Piano nazionale di riforma scenderà invece più nel dettaglio sulla giustizia, sulla concorrenza, sul lavoro (con una nuova spinta alla contrattazione decentrata) e sulla lotta alla povertà. L'idea è quella di potenziare il reddito di inclusione già previsto dal ddl povertà, con attenzione stavolta a chi resta senza lavoro. Una indicazione dovrebbe arrivare anche sul fronte del calo del costo del lavoro, che dovrebbe proseguire attraverso un taglio del cuneo fiscale per gli under 35.

- ARRIVANO INDICATORI BENESSERE, ANCHE QUALITÀ ARIA: col nuovo Def debutta anche il primo set di 4 indicatori del benessere, tra cui comparirà il livello di CO2.

- ENTI LOCALI, ARRIVA LO SBLOCCO DEL TURNOVER: come chiesto dall'Anci, dovrebbe scattare la riapertura delle assunzioni, oggi ferma a un ingresso ogni 4 uscite (25%). Si profila, accogliendo appieno le richieste dei sindaci, lo sblocco del turnover al 75% per i grandi comuni e una apertura totale (al 100%) per i piccoli municipi.
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