Trans muore dopo una maratona
di droga e sesso: aquilano nei guai

Trans muore dopo una maratona di droga e sesso: aquilano nei guai
di Marcello Ianni
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Venerdì 22 Febbraio 2019, 10:05 - Ultimo aggiornamento: 11:05
Una vera e propria maratona di sesso e droga che aveva portato alla morte di un transessuale, con il cliente aquilano che preso dal panico aveva tentato di disfarsi del cadavere gettandolo nel cassonetto dell’immondizia. Con il patteggiamento a 2 anni e mezzo di reclusione, (detenzione illegale di metadone, morte per conseguenza di altro reato e occultamento di cadavere) si è per ora concluso l’iter giudiziario di A.L. di 50 anni dell’Aquila, impiegato in una azienda di Roma, e residente nella Capitale, quartiere di Settecamini, per evitare le difficoltà legate al pendolarismo.

I fatti risalgono all’estate di tre anni fa quando l’uomo decide di passare due notti con un transessuale di 30 anni. Prima di arrivare a Settecamini, i due decidono di acquistare una dose di cocaina. La seconda notte, sfinito, il 50enne aquilano, esce di casa in cerca di qualcosa da bere. Al suo rientro, dopo due ore, trova il transessuale morto con una profonda ferita lacero contusa alla testa, provocata dalla base di un grosso ventilatore a stelo sul quale era caduto. Preso dal panico il 50enne tenta di far scomparire in maniera ingenua, il cadavere dell’ospite. Lo avvolge prima attorno ad un tappeto, poi decide per un piumone.

Il tempo passa e il panico oppure le condizioni non lucide non fanno rendere conto all’uomo che nel frattempo si è fatto giorno. A.L. decide lo stesso di portare fuori il corpo senza vita del transessuale e lo adagia nei pressi di un’isola ecologica, alla vista però di numerosi condomini nel popoloso quartiere. Qualcuno invitabilmente lo nota dalla finestra. Nel frattempo il 50enne risale per prendere dalla propria abitazione un cuscino per non far sporcare il viso del transessuale. Al suo ritorno, c’e già un capannello di persone attorno al cadavere, che avvertono la Polizia. L’uomo a quel punto fugge e solo il giorno successivo viene prelevato dagli investigatori. Il pubblico ministero titolare del fascicolo, si convince dell’insussistenza del reato di omicidio e lo rimette in libertà. Ma i guai per il 50enne non sono finiti perché nel frattempo l’autopsia accerta la morte del transessuale per overdose. Un mix di cocaina e metadone. Sostanza quest’ultima che il 50enne deteneva illegalmente all’interno di una bottiglietta dell’acqua nel proprio frigo e che il transessuale, avrebbe bevuta pensando fosse acqua. Il lavoro degli avvocati Adriana Sissia del Foro di Roma e Angelo Cora del Foro dell’Aquila non è finito perché occorre bloccare l’esecuzione della pena, attraverso misure alternative come l’affido dell’indagato ai servizi sociali.
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