Laura Biagiotti è morta, addio alla regina del cachemire

Laura Biagiotti è morta, addio alla regina del cachemire
di Veronica Cursi
4 Minuti di Lettura
Venerdì 26 Maggio 2017, 07:53 - Ultimo aggiornamento: 10:11

Addio a Laura Biagiotti. La stilista, 74 anni, è morta nella notte, alle 2.47, in seguito a un nuovo arresto cardiocircolatorio dopo due giorni di agonia. Già nel primo pomeriggio di ieri i medici avevano hanno dovuto avviare le procedure per l’accertamento della morte cerebrale. La designer aveva avuto un malore mercoledì scorso nella sua casa ed era stata ricoverata d'urgenza all'ospedale Sant'Andrea. Verrà allestita la camera ardente nella sua residenza di Guidonia, il Castello dell’ XI secolo «Marco Simone» e sabato dovrebbero svolgersi i funerali.

Quella delle Biagiotti è una storia italiana cominciata il 30 luglio 1965 a Roma, con la madre Delia Soldaini Biagiotti che apre una sartoria in via Salaria. Figlia d'arte, Laura Biagiotti, 74 anni, ha rappresentato con la mamma e successivamente con la figlia Lavinia tre generazioni di donne che hanno contribuito a rendere famoso il Made in Italy nel mondo.


«Mia madre era una donna intelligente e con una dedizione al lavoro straordinaria - raccontava spesso Laura Biagiotti -  così presto diventò segretaria di redazione di giornali infl•uenti dell’epoca, conobbe Pirandello, Mosca… Iniziata la Seconda guerra mondiale incontrò Giuseppe, un giornalista, mio padre. Si sposarono nel 1942 e nel 1943 nacqui io. Nel frattempo era diventata dirigente di un’azienda chimica. Avrebbe dovuto viaggiare; per me che ero piccola e per mio padre, rinunciò. Non sapeva però stare con le mani in mano. Dopo dieci giorni passati in cucina a preparare biscotti e torte, si inventò subito un lavoretto da fare in casa. Vendeva alle amiche biancheria ricamata. Il passo successivo fu aprire una sartoria di alta moda su misura, sullo stile parigino. Erano gli anni della Dolce Vita. Fu un successo».

La piccola attività casalinga di mamma Delia si trasformò presto in un’impresa.
«Da sola non ce la faceva più - raccontava ancora Laura - così, a vent’anni, entrai in azienda».

 

Il resto è parte della storia del costume e della moda: nel 1972 esce a Firenze la prima collezione “Laura Biagiotti”; con alcuni imprenditori visionari, come Ottavio Missoni, Walter Albini, Krizia e Gianfranco Ferrè, caratterizzata in particolare dalla rivalutazione e valorizzazione del cashmere, tanto da essere definita dal New York Times “The Queen of Cashmere”. Una fibra pregiata che la stilista amava molto – contro la logica dell’uso e consumo da gettare via – e che definì, con molta poesia, “la più vicina al cielo”, “nei pascoli smeraldini della Mongolia e del Tibet al di sopra dei 4000 metri”.

La stilista decise così di trasferire il prêt-à-porter da Firenze a Milano, mettendo le basi del made in Italy; nel 1988 è a Pechino, prima stilista italiana a sfilare in Cina; nel 1995 le si aprono le porte del Grande Teatro del Cremlino ed è la prima volta che un marchio italiano si presenta a Mosca; dal 2000 al 2008 è presidente del Comitato Leonardo, che riunisce l’eccellenza italiana dell’industria, dell’arte e della cultura e di cui è ancora presidente onorario; nel 2010 riceve il Premio Leonardo (è la prima volta per una donna) dal presidente della Repubblica Napolitano.
Cavaliere del lavoro, Laura dal 1980 trasferì la sede accanto al castello Marco Simone, dell’XI secolo, che ha riportato all’antico splendore dopo anni di restauri con il marito Gianni Cigna, prematuramente scomparso nel 1996. Con lui Laura condivideva l’amore per l’arte e insieme hanno raccolto il nucleo più importante di quadri del pittore futurista Giacomo Balla.
Ma non solo: entrambi amavano profondamente Roma. Con il marchio di profumi, Laura Biagiotti ha sostenuto il restauro della Scala Cordonata del Campidoglio, disegnata da Michelangelo, e delle Fontane di piazza Farnese. «Grazie alla filosofia di noi romani, questa città sta qui da 2.700 anni», diceva Laura.


Tantissime le collaborazioni con il cinema per la realizzazione dei costumi, tra le quali quella con Sorrentino per “La Grande Bellezza”, vincitore dell’Oscar come Miglior film straniero del 2014.

© RIPRODUZIONE RISERVATA