Autovelox vietati sotto i 50 all'ora in città e nelle strade extraurbane sotto i 90. Salvini contro i sindaci: «Basta fare cassa»

Autovelox vietati nelle zone30 e nelle strade extraurbane sotto i 90 km/h. Salvini contro i sindaci: «Basta fare cassa»
Autovelox vietati nelle zone30 e nelle strade extraurbane sotto i 90 km/h. Salvini contro i sindaci: «Basta fare cassa»
di Redazione web
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Martedì 20 Febbraio 2024, 13:13

Autovelox vietati sotto i 50 chilometri orari e quindi anche nelle zone30 che stanno nascendo nelle città. Ma anche sulle strade extraurbane dove il limite è inferiore ai 90 km/h. Il ministro dei Trasporti Matteo Salvini prepara la svolta e avvisa i sindaci che «vogliono solo fare cassa». Secondo le regole attualmente previste dal Codice della strada, gli autovelox possono essere posti in qualunque strada comunale se segnalati da cartelli che li precedono di almeno 80 metri.

Ma «non può esserci il fai da te» ha detto Salvini parlando a Rtl 102.5, annunciando che il governo sta pensando ad una «omologazione nazionale» perché «per salvare vite vicino a scuole, ospedali, una curva pericolosa ci sta, ma piazzati dalla sera alla mattina su stradoni per tassare gli automobilisti hanno poco a che fare con la sicurezza».

Autovelox, stretta di Salvini

Si valuta dunque di vietare gli autovelox nelle strade urbane con il limite dei 30 all'ora, dette zone30.

Ma anche nelle strade extraurbane dove l'obbligo è di 90 chilometri orari, venti in meno rispetto all’andatura massima di 110: se l’obbligo è di percorrere quel tratto è a 90 km/h o inferiore, i sindaci non possono installare le apparecchiature di controllo elettronico.

Salvini: spiegare perché e dove si mettono gli autovelox

«Stiamo lavorando al nuovo Codice della strada per ridurre morti e feriti. Gli autovelox dovranno essere omologati a livello nazionale e i sindaci dovranno spiegare perché li mettono e dove e con quale motivazione». Lo ha detto il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, intervistato dal Gr1. Negli autovelox, ha aggiunto, non c'è «assolutamente nulla di sbagliato» se vengono messi «per salvare vite vicino alle scuole, agli ospedali, nelle strade dove ci sono tanti incidenti. Se vengono moltiplicati dalla sera alla mattina su stradoni a due corsie per fare cassa, sono semplicemente un'altra tassa».

Boom di multe

Gli italiani hanno pagato in un anno multe per 1,535 milioni di euro. Un boom che nel 2023 segna una crescita del 6,4% sull'anno precedente e del 23,7% rispetto al 2019, prima dell'arrivo del Covid. Una stangata che è varia anche da città in città. In alcuni comuni gli incassi, se confrontati con il numero degli abitanti, fa registrare importi pro capite superiori a 100 euro l'anno. È così a Firenze (198,6 euro) dove a pagare sono anche i molti turisti, ma anche a Rieti (151,3 euro), Siena (133,5 euro), Potenza (120,7 euro) Milano (108,1 euro), Padova (103,2 euro). A calcolare l'impatto è stato il Sole 24 Ore che ha rielaborato i dati degli incassi del sistema telematico del ministero dell'Economia, con una classifica che di fatto dipende da molti fattori. Non solo dal maggior numero di spostamenti, dai controlli o dalle infrazioni commesse ma anche dall'inflazione e dalla capacità di riscuotere velocemente.

La geografia delle multe vede in testa il Centro Nord, più efficiente nel riscuotere: nel complesso 'pesa' per l'84,3% del totale pagato. Il tasso di riscossione - ad esempio - è al 63,7% a Bologna che è la citta al centro delle polemiche per il limite a 30 km orari e che ha 81,5 euro di multe pro-capite. Lo stesso indicatore crolla invece al 14% di Napoli e al 12,2% di Palermo. Se si guarda invece agli incrementi è chiaro che le multe sono in rapida crescita nei municipi più piccoli. Quelli che non arrivano a 10mila abitanti, hanno riscosso lo scorso anno 238,6 milioni di euro in multe, con impennate che in quattro anni viaggiano intorno al +50% per arrivare al +59,7% nella fascia fra 2 e 5mila abitanti.

A pesare, soprattutto nei comuni più piccoli, non sono le multe per i divieti di sosta, fenomeno ovviamente marginale nei centri minori, ma gli autovelox. E' di qualche settimana fa la statistica elaborata dal Codacons sui dati del ministero dell'Interno che vede l'Italia in testa in Europa per il numero di rilevatori lungo le strade: 11.130 mila apparecchi contro i 7.700 della Gran Bretagna, i 4.700 della Germania, i 3.780 della Francia. Un tema, quello degli autovelox al centro dell'attenzione non solo di Fleximan (che li abbatte utilizzando il frullino) ma anche del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti. «Come ministero siamo impegnati per limitare il moltiplicarsi degli auto-velox fai-da-te ovunque - interviene il ministro Matteo Salvini - Sono utili nei punti e nelle strade più a rischio ma non possono essere piazzati ovunque solo per tartassare lavoratori e automobilisti».

Certo ci sono piccoli centri ad utilizzare l'autovelox come il comune Colle Santa Lucia che dal Passo di Giau sulle dolomiti ampezzane ha incassato 747mila euro (2.159 euro per ciascuno dei 346 abitanti), anche se ovviamente a pagare sono i turisti di passaggio. Ma si sono anche i grandi comuni, come Roma che dal tutor messo sotto la Galleria Giovanni XXIII ha staccato 154mila violazioni, contro le 107mila registrate da tutti gli altri autovelox cittadini, ma è anche riuscita a ridurre drasticamente gli incidenti. Comunque nei grandi comuni gli importi delle multe sono piuttosto stabili, segnano una crescita del 3,3% tra il 2019 e il 2023 per le città sopra i 250mila abitanti. Firenze è un'eccezione con una crescita dell'85% rispetto al 2019. Milano a Roma hanno invece registrato l'anno scorso un arretramento sia rispetto al 2022 sia sul 2019. La flessione rispetto ai due anni di riferimento è dell'11,7 e del 19,1% nella Capitale, e del 3,7% e 12,5% a Milano.

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