Se la passione diventa un lavoro
Andrea Vento: guadagnare viaggiando

Quando la passione diventa un lavoro, Andrea Vento: guadagnare viaggiando
Quando la passione diventa un lavoro, Andrea Vento: guadagnare viaggiando
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Venerdì 26 Maggio 2017, 10:18 - Ultimo aggiornamento: 13:17

ROMA - Se sei un oscuro Ulisse lo senti dentro e prima o poi verrà a cercarti. Con una spinta alle spalle che si traduce in un tuffo da cui sporgersi su una vita diversa. È stato così per Andrea Vento, quarantenne fondatore della Vento Viaggi, oramai brand di riferimento per globetrotter, su cui Andrea ha apposto la faccia, legando il marchio indissolubilmente a sé.
 

È un viaggiatore seriale e fa proseliti che scorta ovunque. I suoi viaggi di gruppo sono una formula vincente che ha appassionato anche molti vip che ora non possono più fare a meno della loro guida personale. Insomma parte con i suoi viaggiatori. Ha realizzato il sogno di chiunque: andare a zonzo per il mondo per tutta la vita, guadagnandoci per giunta. Lui è già al 18esimo giro. Con tutti i rischi di non potersi più fermare come una dipendenza, entrando così a far parte quasi del moto di rivoluzione terrestre.

Anche la sua in fondo è una piccola rivoluzione: dalla vita notturna all'imprenditoria. Vento ha intercettato il vero potere dei social: la scommessa dell'autopromozione per ingenerare affidabilità. Così da tredici anni fidelizza quelli che lui non chiama clienti né turisti ma viaggiatori. Se ora può permettersi lusso, 32 dipendenti e milioni di followers sui social, che lo fermano in strada come se intercettassero Jake Gyllenhaal, è soprattutto merito di Zuckerberg e di un po' di fortuna e scaramanzia.

Quando decise di lanciarsi in affari a trent'anni le lancette dell'orologio segnavano le 13 e 05, che è poi la sua data di nascita. Da allora il rito si ripete all'appuntamento con le decisioni importanti. Il Briatore partenopeo, che incrocia spesso il suo omologo piemontese in Kenya, deve il successo proprio a un salto nel vuoto. Dietro a spingerlo se stesso. Veniva dal nulla e ha intravisto qualcosa. Poi un colpo di spugna, la presa giusta della svolta. Si racconta, passando dai sacrifici dell'inizio, alle paure e ai sentimenti, al terrorismo internazionale.

Come hai iniziato?
«Vengo da una famiglia di statali, mia madre impiegata e mio padre poliziotto. E anche tra gli altri parenti nessuno aveva esperienza nel settore del commercio. Nessuno poteva darmi consigli su come aprire un'attività. Così un giorno vado su Google e digito: 'Come aprire un'agenzia di viaggi'. Ho eseguito alla lettera ed eccomi qui. Per fare pratica sono partito dall'agenzia di un amico senza retribuzione e facendo anche il garzone. Da allora sono trascorsi 13 anni».  

Spesso si dice che a Napoli non c'è cultura del lavoro. Sei uno dei pochi imprenditori che investe sugli altri e fa anche di sé un brand.
«Non credo che a Napoli non ci sia cultura del lavoro. Piuttosto qualcuno manifesta scarsa volontà di lavorare così come alcuni imprenditori non sono propensi a investire. Io invece ho sempre reinvestito quanto guadagnato per far crescere la mia attività e far star bene i miei dipendenti. Riesco ad avere le offerte di viaggio migliori e più basse di tutti proprio per questo. Ho 32 impiegati che lavorano alla ricerca di offerte e all'assistenza. E poi ci metto la faccia. Porto le persone con me in capo al mondo e cerco di persona le soluzioni di viaggio più vantaggiose, provandole sulla mia pelle. Quando vado in avanscoperta cambio fino a due alberghi al giorno per testare il miglior rapporto qualità - prezzo».

Cosa facevi prima di aprire l'agenzia? Cosa ti ha fatto cambiare idea?
«Ero nel by night partenopeo: vita notturna, pierre, serate, discoteche e animazione. Ho avuto anche locali in gestione. Poi a trent'anni sentii un fuoco dentro e la voglia di non accontentarmi».

Quali sono state le difficoltà dell'inizio. Come hai affrontato concorrenza e scarsi fondi?
«Sono nato in un periodo in cui a Volla, la mia città d'origine e anche a Napoli c'era  molte agenzie e per giunta storiche. Inizialmente i miei clienti furono amici e parenti».

Quando la svolta? Quando il primo video in assoluto?
«La svolta è avvenuta con i social. Un giorno durante un viaggio alle isole Fiji comprai uno smartphone che scattava  foto e video. Fu uno stimolo a sperimentare e venne fuori tutto la mia spinta di animatore. Da quel momento riprendere video da postare è diventata un'esigenza incontenibile che mi aiuta a mantenere vivo il contatto con le persone, a rendere reali e testati i servizi che offro. Sui social ho sempre investito tempo e denaro. Ogni piccolo risparmio. Grazie a loro sono entrato nei cuori delle persone».

Credi alla fortuna?
«Moltissimo, vengo dalla strada e la vita me la mangio. Ma oltre al sacrificio ci vuole un pizzico di buona sorte. Mentre strutturavo la carriera e mi organizzavo sul da farsi mi capitava di vedere l'orologio sempre quando riportava le 13 e 05 che è la mia data di nascita. L'ho intravisto come un segnale positivo, di incitamento. Da allora quando devo prendere una decisione importante mi compaiono sempre quelle stesse cifre e capisco che devo rischiare».

Mai avuto paura di volare, di viaggiare?
«Inizialmente sì. Così per affrontarla decisi di intraprendere da solo il mio primo viaggio.  a Rio de Janeiro, e da allora non mi sono più fermato. Ora la paura è passata e giro il mondo come se niente fosse».

Vivi spesso eterni giorni, come ti riprendi dai viaggi e com'è cambiata la tua vita?
«Viaggiare ai miei livelli non fa tanto bene al corpo, ora soffro di gastrite e di reflusso. Non è facile neppure affrontare un continuo jet lag ma la vita è totalmente migliorata da altri punti di vista, ora posso permettermi molte più cose e raggiungere obiettivi sempre più alti».   

Anche le relazioni ne risentono?
«Mia moglie per fortuna lavora con me. Anzi l'ho conosciuta proprio grazie a questo lavoro assumendola. Ma lei non regge i miei ritmi, mi segue soltanto in 4 dei miei 11 viaggi all'anno. Certo a causa del mio lavoro ho messo in secondo piano gli affetti ma cerco sempre di bilanciare le due cose».

Ora che hai esaudito il desiderio di tutti, che è di viaggiare sempre, cerchi al contrario riposo ?
«Cerco sempre riposo perché sono inquieto, lo sono sempre stato fin da piccolo ma, pur volendo, non trovo mai pace».

Mete 2017 ?
«Se single: Colombia e Brasile. Se siete in coppia: Maldive e Caraibi».

Hai formato anche molte coppie nei tuoi viaggi per single ?
«Sì molti sono convolati a nozze e addirittura sono stato il loro testimone».

Conviene viaggiare da soli, essere single in viaggio?
«È bello viaggiare da soli perché si è spensierati ma economicamente non conviene: c'è un rincaro del 40 per cento».

Ai tuoi livelli si diventa schiavi del lavoro, il lavoro diventa la tua vita?
«È così. Ma non ho voglia di smettere».

L'esperienza che ti ha piacevolmente segnato?
«Durante un'escursione a Bora Bora si avvicinarono degli squali, ne ho cavalcato uno di 2 metri e mezzo per circa 100 metri. È stata un'esperienza fantastica».

Come si affrontano i viaggi con la paura del terrorismo ?
«Ho paura ma il terrorismo non deve fermarci. Lo faccio anche per la mia città. Se sparano a Napoli non vogliamo che i turisti non passino più a trovarci. Sono andato a Nyc, a Istambul, a Parigi dopo gli attentati per dimostrare che la vita va avanti, la vita continua».

Come sei diventato anche l'agente di viaggio dei vip chi è stato il primo?
«Da quando mi contattò Salvatore Esposito di Gomorra poi è stato un passaparola. Da allora il nostro Savastano è all'ottavo viaggio con me e non vuole più smettere. Infondo fiducia. Così sono arrivati anche altri, come Marco D'amore, Mariano Bruno e tutti i comici di Made in Sud, Teresanna, The Jackal etc».

Prossimo passo?
«Aprirmi al mondo del wedding. Sto studiando».

Già da piccolo una vita segnata: amavi così tanto viaggiare che hai deciso da solo di andar a studiare fuori casa ? 
«Sì mi scelsi un collegio lontano da casa ad Ascoli Piceno, già inseguivo il sogno del viaggio».

Cosa pensano di te ora i tuoi genitori?
«Sono i miei primi sostenitori e a loro confido tutto.
E poi i loro amici non smettono di scattarsi foto con me».

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