San Benedetto, chiudere il conto
diventa un calvario per gli eredi

Chiudere il conto corrente diventa un calvario per gli eredi di una donna morta
Chiudere il conto corrente diventa un calvario per gli eredi di una donna morta
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Venerdì 2 Dicembre 2016, 08:50
SAN BENEDETTO - Una persona deceduta, un conto personale da chiudere, la pensione, più enti che non dialogano tra loro, le pratiche burocratiche, la cronica lentezza italiana... Gli ingredienti ci sono tutti per servire... l’ennesimo piatto di malaburocrazia direbbe qualcuno, ma restando più nel dettaglio del tema culinario si potrebbe anche dire: per servire un “pasticcio”. Teatro della vicenda è l’ufficio postale nei pressi della stazione ferroviaria, protagonisti l’Inps e i figli di una signora deceduta nel mese di giugno dello scorso anno. I fatti nel loro racconto: «Dopo la scomparsa di nostra madre informammo sia l’Inps che l’ufficio delle Poste Italiane (dove aveva il conto per l’accredito della pensione) che, essendo già stata accreditata la pensione del mese successivo avrebbero dovuto provvedere a riprendersi l’ammontare già erogato per poi procedere al riaccredito del rateo spettante agli eredi (circa 23 giorni) e alla chiusura del suddetto conto corrente. Ci viene detto che tutto sarebbe avvenuto in automatico e che avremmo ricevuto comunicazione appena completato l’iter, solo che il tempo passava e nessuno sapeva più dirci nulla, né l’Inps né la direttrice dell’ufficio postale, da noi sollecitati più volte sia personalmente che per telefono. Facemmo domanda di riaccredito del rateo, ma l’Inps rispose che siccome avevamo ancora un debito con loro non era possibile procedere a nulla senza però provvedere a recuperare i soldi». Poi anche la beffa: «Successivamente la direttrice dell’ufficio postale ci comunicò che, a causa dell’addebito delle spese di tenuta conto (che finché la vicenda non sarà completata non può essere chiuso con tutte le spese a carico nostro da più di un anno) la somma non era più sufficiente a coprire l’ammontare da restituire. Così per tre volte abbiamo “rimboccato” la somma presente sul conto. Ma ancora la vicenda è ben lontana dal concludersi. L’Inps ci guadagna gli interessi sul rateo della pensione che ci spetta, le Poste Italiane ci guadagnano le spese di tenuta conto, chi ci rimette è il cittadino indifeso».
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