«Chalet, errore in buona fede». L’assessore si difende ma i concessionari di San Benedetto vogliono interessare il Parlamento

La spiaggia spogliata degli ombrelloni
La spiaggia spogliata degli ombrelloni
di Marco Braccetti
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Domenica 18 Giugno 2023, 02:05 - Ultimo aggiornamento: 19 Giugno, 07:12

SAN BENEDETTO - «Un errore fatto in buona fede». Così l’assessore all’urbanistica, Bruno Gabrielli, definisce la situazione che si sta verificando sulla spiaggia sambenedettese. Da Sud a Nord, almeno 15 chalet sono stati costretti a togliere file d’ombrelloni, poiché ancora non in regola con le procedure di ampliamento. «Probabilmente - sottolinea l’esponente di giunta - qualche concessionario ha pensato che il solo fatto di aver presentato domanda di ampliamento era di per sé sufficiente alla posa di tutti gli ombrelloni. Mentre invece occorre aspettare l’autorizzazione».

 


Il lavoro


Su questo fronte, Gabrielli rivendica il lavoro dei tecnici municipali: «Come Ufficio del Demanio, stiamo lavorando alacremente da quando ci sono arrivate le domande.

Il termine era il 31 maggio, ma qualche concessionario ha presentato tutto solo quattro giorni prima». Insomma, tra le righe, il delegato del sindaco Spazzafumo tira un po’ le orecchie ai ritardatari. «Sono arrivate una cinquantina di richieste - prosegue l’assessore di riferimento - e, nonostante la complessità della materia, oltre la metà è stata già licenziata, con esiti positivi. Contiamo di chiudere le pratiche restanti nei prossimi 10 giorni».

Disagi e multe

Nel frattempo, sono però fioccati disagi e multe. Si è ripetuto il film della scorsa estate: controlli della Guardia costiera hanno fatto emergere che numerosi ombrelloni erano stati posizionati in maniera non regolare rispetto agli spazi formalmente in concessione. Praticamente: qualche chalet si era allargato troppo. Tra i concessionari di spiaggia c’è molta amarezza. I commenti ufficiali si limitano a frasi di circostanza ma, scavando tra le dichiarazioni rilasciate a taccuini chiusi, emerge il forte disappunto per come la Capitaneria di porto ha gestito la situazione. Anche se - come dicono le indiscrezioni che si rincorrono on the beach - il personale dell’Autorità marittima si sarebbe dovuto necessariamente muovere, poiché sollecitato da qualche preciso esposto, secondo molti concessionari la cosa poteva essere trattata in maniera più “soft”.

Gli imprenditori balneari si aspettavano più buonsenso dal personale in divisa bianca. Tra i bagnini, c’è chi ricorda che la Guardia costiera sapeva del fatto che le pratiche autorizzative erano in gestazione nella pancia del Comune e che, per il parto, sarebbero bastato attendere solo pochi altri giorni: tempistica snocciolata in questa pagina dall’assessore Gabrielli. Insomma: c’è chi punta l’indice contro quella che viene definita «rigidità punitiva» nei confronti di San Benedetto. A tal proposito, c’è chi si chiede se gli stessi controlli siano stati effettuati lungo tutta la costa di competenza della locale Capitaneria (che s’estende fino a Marina di Massignano) e, nel caso, con quali esiti.


La domanda


Come rispondere a tali domande? In Riviera c’è chi pensa di coinvolgere i parlamentari del territorio, per un’interrogazione parlamentare che faccia luce su un caso che, ormai da due anni, scuote le estati sambenedettesi, con impatti negativi sull’immagine turistica di una delle località balneari più importanti d’Italia.

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