Strage di ragazzini in discoteca
Otto indagati e una valanga di dubbi

Strage di ragazzini in discoteca Otto indagati e una valanga di dubbi
di Lorenzo Sconocchini
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Martedì 11 Dicembre 2018, 03:05 - Ultimo aggiornamento: 18:51
ANCONA - Un ragazzo ancora minorenne che spara spray urticante in una discoteca sovraffollata, dove per colpa di una gestione disinvolta dei biglietti stanno pigiati, aspettando il trapper Sfera Ebbasta, forse più di mille fan, senz’altro molti di più di quanti ne potrebbe contenere il salone da 469 posti allestito per lo show. Il 17enne si protegge con una mascherina e spruzza liquido al peperoncino, forse per approfittare del caos e sfilare qualche braccialetto o collanina ai ragazzini impauriti, molti hanno 14-15 anni, che attorno a lui tossiscono e boccheggiano per il gas irritante. 

 

E quando scatta l’evacuazione del locale si scatena una fuga precipitosa, mal disciplinata dal servizio d’ordine, con troppa gente che s’infila di corsa nell’imbuto dell’uscita che dà sul retro. Gli sportelloni sono già spalancati, ma all’esterno c’è già una muraglia umana di giovani fatti uscire per fumare e prendere aria in attesa di scatenarsi al ritmo di “Ricchi per sempre”. L’effetto tappo, creato anche da un cancello chiuso pochi metri più avanti per non far entrare chi non paga, fa accalcare troppa gente sulla passerella che all’esterno scavalca un fossato. Tutti spingono, cedono due inferriate, forse corrose dalla ruggine, e decine di spettatori cadono a terra, vengono calpestati, molti precipitano in un fossato di un metro in un groviglio che schiaccia i corpi e toglie il respiro.

Questo in sostanza, al terzo giorno dopo la strage degli innocenti, lo scenario che ipotizzano i magistrati di Ancona - la Procura della Repubblica ordinaria e quella dei minorenni - inviando una serie di avvisi di garanzia, otto in tutto, per la tragedia avvenuta nella notte tra venerdì e sabato nella discoteca “Lanterna Azzurra” di Corinaldo, un ex deposito agricolo trasformato in clubbing dove quella notte era atteso Sfera Ebbasta. Uno scenario per forza provvisorio, che non esclude sviluppi investigativi su ipotesi al momento però labili, come quella di una babygang delle rapine al peperoncino composta da più elementi. «Si tratta di un fenomeno analizzato in altre zone d’Italia e non escludiamo si possa essere verificato anche qui, ma al momento non vi sono evidenze investigative, per ora l’indagato per lo spray è uno soltanto», ha detto ieri il procuratore dei minori Giovanna Lebboroni, in un’affollatissima conferenza stampa tenuta a palazzo di giustizia insieme al procuratore capo Monica Garulli, al sostituto Paolo Gubinelli e al comandante provinciale dei carabinieri Cristian Carrozza. 

In vista delle autopsie sulle sei povere vittime che si terranno tra oggi e domani e di altri accertamenti tecnici da svolgere nella discoteca sotto sequestro per trovare tracce di sostanze urticanti, l’indagine svela le sue prime mosse. Le due Procure, ordinaria e dei minori, hanno indagato formalmente i possibili corresponsabili di quell’effetto a catena, fatto di gesti dissennati e di negligenze nell’organizzazione dello spettacolo, che hanno portato alla calca infernale da cui sono usciti sei cadaveri e circa 100 feriti, sette dei quali ancora in prognosi riservata.
Uno degli indagati è un 17enne di Senigallia, già con precedenti penali, che avrebbe scatenato il caos con la bomboletta di spray al peperoncino, ed è accusato di omicidio preterintenzionale plurimo, lesioni dolose e lesioni colpose. Gli altri sette indagati sono accusati di omicidio colposo plurimo per aver contribuito alla strage con una serie di negligenze e violazioni di norme e regolamenti che disciplinano l’esercizio di attività di pubblico spettacolo.


Si tratta dei soci della Magic Srl (la società che gestisce il locale) Carlantonio Capone e Quinto Cecchini e dell’amministratore unico Francesco Bartozzi, nonché dei quattro proprietari della discoteca di Corinaldo: Alberto Micci, titolare di metà della società che possiede l’immobile, e degli eredi dell’altra metà, i suoi nipoti Marco e Letizia Micci, e la loro mamma Mara Paialunga.

L’inchiesta, divisa in due filoni, è seguita dai carabinieri del Reparto Operativo e della Compagnia di Senigallia. Già un’ora dopo la strage, i detective dell’Arma avevano intercettato il passaparola dei ragazzi che vagavano scossi e disperati nella campagna di via Madonna del Piano. «E’ stato...», rimbombava la voce diffondendo un nomignolo. Da quello spunto, i carabinieri sono risaliti alla possibile identità del presunto spruzzatore. E mentre ne seguivano le mosse, a mezzogiorno di sabato il sospettato è incappato in un’operazione antidroga dei carabinieri di Senigallia, che l’hanno arrestato in un residence e arrestato insieme a una coppia di fidanzati di Fano, per concorso nel possesso di una partita di cocaina. Così è finito agli arresti in una comunità per minori. «Non c’entro nulla con la bomboletta, non ero nemmeno alla Lanterna Azzurra», si difende il minore, interrogato ieri, ma solo per l’accusa di spaccio. La stessa procuratrice Lebboroni ieri ha tenuto a precisare che gli indizi a carico del 17enne per ora non sono così gravi da consentire, nell’indagine sulla tragedia in discoteca, un fermo o un’altra misura pre-cautelare. «È stato chiamato in causa da tre diversi testimoni sentiti come persone informate sui fatti - ha spiegato -. Ma l’hanno indicato come presunto autore in modo assolutamente generico, con una consistenza indiziaria tutta da valutare. Per questo l’abbiamo indagato come atto dovuto, per consentirgli di difendere adeguatamente nei prossimi passaggi dell’inchiesta».

Potrebbe aver spruzzato lo spray urticante per alleggerire altri ragazzi di braccialetti e catenine. Due di loro, quella sera stessa, hanno denunciato alla security furti di monili di poco valore. Magari il 17enne pensava di rivendersi subito il bottino al Compro Oro e fiondarsi nel residence dove alloggiavano i fidanzati fanesi per acquistare droga. «Quella del disordine provocato con lo spray per derubare altri ragazzi può essere un’ipotesi, ma al momento non ci sono elementi e al ragazzo non viene contestata la rapina», ha precisato la dottoressa Lebboroni. E non si era trattato di una semplice spruzzata, tanto che tantissimi ragazzi, intorno alla mezzanotte e 30, avevano accusato malori: chi raccontava di aver respirato sostanze irritanti, peperoncino o ammoniaca, chi raccontava di aver visto un’esplosione di fumogeni. Il sequestro nella sala di una bomboletta di spray urticante da 15 ml ha indirizzato gli investigatori sulla pista del peperoncino nebulizzato. Si è trattato, per la procuratrice dei minori, di uno «spargimento molto diffuso di sostanze urticanti, che si è percepito molto sia in larghezza che in altezza». Tanto da far sospettare che lo spray sia stato spruzzato vicino a un impianto di ventilazione. 
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