Raptus di follia sul Corso Gaibaldi
Assolto, ma rimane pericoloso

Raptus di follia sul Corso Gaibaldi Assolto, ma rimane pericoloso
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Mercoledì 16 Gennaio 2019, 04:20
ANCONA - Assolto dalle accuse perché totalmente incapace di intendere e di volere. È questa la sentenza maturata ieri mattina dal giudice Carlo Masini, chiamato a valutare la posizione del 31enne Saha Shivu, il bengalese arrestato lo scorso 22 ottobre in corso Garibaldi e accusato di aver aggredito in sequenza un passante, un autista Conerobus e infine due agenti della polizia municipale, tra cui un’agente donna. Il verdetto assolutorio era annunciato.

 

A farlo presagire è stata la discussione, la settimana scorsa, della perizia redatta dallo psichiatria riminese Fabio Santarini, chiamato dal tribunale a scandagliare la mente del bengalese, rinchiuso dal giorno dell’arresto in una cella di Montacuto. La relazione era stata letta alla presenza dell’avvocato difensore Andrea Marini e dello stesso Shivu, incensurato ma con una serie di denunce per rissa, stalking e resistenza a pubblico ufficiale. Lo specialista aveva ravvisato un totale vizio di mente da parte del bengalese e la sua non imputabilità. La relazione compilata parlava di un disturbo delirante cronico di tipo paranoide a sfondo erotomane che non avrebbe consentito al 31enne, già conosciuto dal Centro di salute mentale, ricoverato in passato in una casa di cura e poi dimesso, di razionalizzare le sue scelte al momento dei fatti. Nella perizia era emersa anche una potenziale pericolosità sociale del bengalese, ovvero il rischio della reiterazione del reato. Ecco perché lo psichiatra consigliava di intraprendere un percorso terapeutico in una struttura apposita per persone affette da disturbi mentali.

Una terapia era già stata avviata in carcere. Il giudice ha applicato alla lettera quanto suggerito dal perito. Data la possibile pericolosità, Shivu verrà trasferito presto in una casa di cura fuori regione – è già stata individuata una struttura in Piemonte, in provincia di Asti - dove verrà sottoposto a cure adeguate. Nell’attesa di essere preso in consegna dai sanitari, lascerà il carcere di Montacuto per approdare temporaneamente nella clinica di psichiatria dell’ospedale di Torrette. Per lo Stato, la situazione del 31enne non è un capitolo chiuso. Le sue condizioni di salute verranno valutate e monitorate nel tempo. In questi casi, l’obiettivo è contenere il più possibile la pericolosità sociale del soggetto e tenere sotto controllo il disturbo di cui è affetto per riabilitare il paziente.

Incensurato, un tempo residente agli Archi e poi senza una dimora effettiva, il bengalese era stato arrestato nel primo pomeriggio del 22 ottobre per lesioni e resistenza a pubblico ufficiale, dopo aver dato in escandescenze lungo corso Garibaldi. A farlo scattare, secondo quanto ricostruito, sarebbe stata la visione della donna che in passato lo aveva denunciato per stalking. Il primo a incappare nella violenza dello straniero era stato un libero professionista che stava passeggiando all’altezza di piazza Roma. Risalendo verso piazza Cavour, il bengalese se l’era poi presa con un dipendente della Conerobus, rintanatosi per la paura in un negozio, e infine con i due occupanti della pattuglia della polizia municipale. Dei quattro aggrediti, in tre si erano fatti refertare dal pronto soccorso di Torrette. Il più grave era risultato essere il capopattuglia dei vigili, raggiunto da un pugno in faccia mentre cercava di contenere il 31enne. Le ferite riportate erano state giudicate guaribili in una settimana. Parte della violenza era stata filmata, il video aveva fatto il giro del web ed era stato anche ripreso dalla pagina Facebook ufficiale del ministro Salvini. In un post aveva sentenziato come l’unica via per soggetti simili fosse l’espulsione dall’Italia.
Il processo
Il giorno dopo l’aggressione, Shivu è stato portato in tribunale per la direttissima. Si era presentato a palazzo di giustizia scortato da cinque agenti della Municipale per il rischio che potesse succedere quanto accaduto qualche ora prima. Durante l’udienza di convalida, il 31enne si era rivolto al giudice in maniera confusionaria. «Dove sono nato? A Napoli, nel mondo, in America, in Bangladesh. Se ho picchiato qualcuno ieri? C’è un video? Fatemelo vedere» aveva detto. Alla fine, l’arresto era stato convalidato con la misura cautelare dell’osservazione psichiatrica obbligatoria e l’accoglimento dell’istanza presentata dal difensore Marini di poter effettuare una perizia sul suo assistito e valutare le sue capacità mentali.
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