Pazienti oncologici costretti alla trasferta
Tutti in coda per i medicinali salvavita

Pazienti oncologici costretti alla trasferta Tutti in coda per i medicinali salvavita
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Giovedì 18 Ottobre 2018, 10:24 - Ultimo aggiornamento: 11:26
OSIMO - Nuovi servizi ambulatoriali all’ospedale di Osimo, ma anche nuove ed accese polemiche sulla sanità. Ad animarle il post di ieri del sindaco Pugnaloni che annunciava l’incremento dell’attività specialistica al Ss. Benvenuto e Rocco. «Attivate 17 ore settimanali per la dermatologia, 10 ore settimanali per l’otorino, 16 ore settimanali per l’oculistica. Avere un medico specialista a disposizione in ospedale significa anche supportare l’attività dei reparti, in primis il pronto soccorso», ha scritto su Facebook il primo cittadino. Ma c'è una situazione e una foto che ha lasciato e sta lasciando il segno.

 

Che poi ha aggiunto: «Entro fine anno giungerà il secondo ortopedico». Insomma, «bene così, la sanità ad Osimo è viva e continua a professionalizzare il suo servizio alla comunità», ha chiosato Pugnaloni. Al suo post però sono giunti diversi commenti critici sulla situazione dell’ospedale. C’è chi evidenzia le lunghe attese al pronto soccorso, a volte finite con il paziente costretto a rivolgersi altrove, e chi accusa il Pd comunale e regionale di aver ceduto l’ospedale all’Inrca ritenendo sbagliata la scelta e temendo che diventi ora un semplice geriatrico. 

Poi ci sono i commenti dei politici. Achille Ginnetti, ex assessore delle Liste civiche, dalle quali è uscito tre anni fa dimettendosi dal gruppo consiliare e candidato sindaco nel 2019 con Progetto Osimo torna a sollevare il caso della farmacia interna all’ospedale. «Il problema urgente, da 10 mesi, è la consegna dei farmaci ospedalieri. Non è moralmente accettabile –accusa Ginnetti- che persone con gravi malattie e loro familiari debbono recarsi ad Ancona ogni 30-40 giorni per ritirare farmaci salvavita». Secondo l’ex assessore, che è medico di base, «è possibile garantire il servizio di consegna anche senza coinvolgere l’Inrca, ad esempio facendo venire un farmacista un giorno per settimana anche solo due ore. Ad Ancona città è in atto un servizio di consegna domiciliare dei farmaci H alle persone anziane e noi osimani dobbiamo andare ad Ancona per ritirarli, solo martedì e mercoledì». Su questo versante l’Inrca, sollecitata anche dalla stessa amministrazione comunale, si sta già muovendo, come conferma Pugnaloni: «Mi sto impegnando. La direzione sanitaria Asur ed il direttore Inrca si sono incontrati due volte e spero che presto concludano l’accordo per servire dall’ospedale di Osimo i farmaci a queste famiglie che oggi devono recarsi ad Ancona. Speriamo di avere notizie al più presto». 
 
A rincarare la dose è però una foto pubblicata dal predecessore di Pugnaloni, l’ex sindaco latiniano Simoncini. Un’immagine choc, per questo a volti coperti, di pazienti in fila per ritirare i farmaci oncologici al Crass di Ancona. Ma oltre a Simoncini, sull’argomento interviene anche la consigliera del Gruppo misto Maria Grazia Mariani di area Fdi, secondo la quale «la struttura ospedaliera è un distaccamento dell’Inrca, che funziona solo grazie alla disponibilità di primari e medici che, per passione professionale, pur di tenere in vita l’ospedale in Osimo fanno turni massacranti, senza riconoscimenti economici, in una struttura che offre molto poco. È a loro che dobbiamo dire grazie e non certo alla politica». 

Per la consigliera Mariani gli annunci sui nuovi servizi sanitari fatti dal sindaco «sono solo spot elettorali poco convincenti», mentre la verità sarebbe che «l’ospedale di Osimo ha vita breve perché non appena sarà pronta la nuova struttura di Camerano, Osimo chiuderà definitivamente». Pugnaloni ribatte: «È il solito populismo della Mariani. L’ospedale ha i suoi reparti e i suoi primari con il loro staff. Avere un nuovo datore di lavoro pubblico non cambia assolutamente niente». E sul futuro il sindaco dice: «Non possiamo oggi dire che ne sarà dell’ospedale di Osimo visto che per il nuovo Inrca non sappiamo i tempi precisi di realizzazione. Non credo che in una città di 35mila abitanti non rimarrà nessun servizio tempestivo, il pronto soccorso resterà». 
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