La veglia dalla mamma e il saluto dei gemellini
Oggi l'addio a Scarponi al campo sportivo

La veglia dalla mamma e il saluto dei gemellini Oggi l'addio a Scarponi al campo sportivo
di Lorenzo Sconocchini
4 Minuti di Lettura
Martedì 25 Aprile 2017, 10:08 - Ultimo aggiornamento: 15:43

FILOTTRANO - Mamma Flavia alle dieci di domenica sera si china sulla bara sfiorando il volto del figlio Michele, protetto solo da un velo di tulle. Sussurra una nenia, fa il movimento di chi culla un bambino, come se volesse concedersi un'ultima ninna nanna. «È bello, guardate quant'è bello», ripete in un'estasi dolorosa che strazia il cuore a chi è lì per portare conforto e si sente inerme, spiazzato da quella scena pietosa. Arriva a farle coraggio, nel primo pomeriggio di ieri, un'altra donna che piange ancora un figlio ciclista, Tonina Pantani, mamma di Marco, scesa a Filottrano con il marito Paolo e un mazzo di fiori gialli, per unirsi in preghiera. Michele è lì accanto, ha il volto sereno, un cappellino di lana grigio in testa, un cerotto bianco sullo zigomo sinistro, l'unico segno visibile dell'urto con il furgone che lo ha ucciso sabato mattina mentre s'allenava in bici, per prepararsi al Giro d'Italia. 

Quella foto sul cuore
Sulla maglia dell'Astana, con cui l'hanno vestito per l'ultimo viaggio, è poggiata una foto dei suoi gemellini, Giacomo e Tommaso, che corrono spensierati in un prato. È all'altezza del cuore, per sempre quell'immagine resterà lì. Di lato sono scivolati due disegni colorati dai bambini con i pennarelli. In uno si vede un supereroe vestito di rosso, con un petto gonfio d'orgoglio, quello che ai loro occhi dev'essere sembrato fino all'ultimo il papà Michele, superman in bicicletta, eroe della normalità. Lui che macinava sui pedali migliaia di chilometri, ma a Filottrano non voleva uscire in bici con i suoi gemellini. «Non è il caso, queste strade sono troppo pericolose», tagliava corto.

Visite alle tre di notte
L'Aquila di Cantalupo è tornata nel suo nido domenica pomeriggio alle 18 e 30 e da quando il feretro giace al PalaGalizia, accanto all'ulivo che gli amici del Fan Club Michele Scarponi hanno scelto come simbolo delle sue doti («perché resiste a tutto», spiega Niso Belardinelli) lì accanto è una processione ininterrotta. «C'è stata gente fino alle tre di notte», raccontano i volontari della protezione civile, dell'associazione nazionale carabinieri e della Croce rossa, che organizzano l'afflusso di pubblico. Le visite sono riprese alle sei del mattino e in paese si vedevano auto con targa polacca ferme agli incroci, per chiedere informazioni, e colonne di ciclisti che vanno in gruppo alla veglia.

In coda con il passeggino
Solo fino a ieri sera saranno stati circa 4.000 i visitatori che hanno voluto rendere omaggio al campione marchigiano. Tante famiglie, qualche mamma spinge il passeggino, gli anziani stanno in coda. Qualcuno si sente male e gli danno l'ossigeno, nello spogliatoio adibito a postazione d'emergenza. Passano dopo aver atteso il loro turno il preside delle scuole cittadine Ivano Dottori e il presidente della Banca di Filottrano Luciano Saraceni, che sabato aveva ricordato Michele come «prototipo della nostra gente: sempre pronta a dare il massimo e a rimboccarsi le maniche». Un corteo silenzioso e commosso, dove tutti tendono la mano o stringono in un abbraccio i genitori di Michele, Giacomo e Flavia, e i fratelli Marco e Silvia. Prega con loro, per un rosario, anche l'ex vescovo di Macerata Claudio Giuliodori.

Il mondo dello sport omaggia il campione con tanti volti noti, compagni e anche avversari.

Ci sono i marchigiani Andrea Tonti, Simone Stortoni, Riccardo Stacchiotti, verso mezzogiorno si nota tra la folla Danilo Di Luca. Nel pomeriggio si attendeva l'Astana al completo, la squadra che Michele avrebbe dovuto guidare da capitano al Giro d'Italia, dopo l'infortunio di Aru. Ma fino a sera niente, saranno oggi ai funerali. Arriva Davide Cassani, il ct della nazionale di ciclismo. «Ieri in corsa si era affiancato a me - aveva pubblicato su twitter sabato scorso, il giorno dell'incidente mortale - Sorrideva, come sempre. Contento per la vittoria, parlava del Giro. Ed ora son qui a piangerlo. Dio mio». «Si sacrificava per far vincere gli altri, un vero uomo squadra», aggiunge ora, fuori dalla camera ardente.

© RIPRODUZIONE RISERVATA