Emma, 85 anni, sgozzata in cucina
Caccia aperta al rapinatore killer

Il marito della donna condotto in caserma
Il marito della donna condotto in caserma
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Mercoledì 18 Luglio 2018, 03:05 - Ultimo aggiornamento: 19 Luglio, 10:31

CHIARAVALLE - Sangue. Ancora sangue in Vallesina. Un’altra tragedia che lascia attoniti e che aumenta lo sgomento nella gente. Ieri mattina intorno alle 11 Emma Grilli, una donna di 85 anni, è stata trovata morta in un lago di sangue nella sua casa di via Verdi 19 dal marito novantenne Alfio Vichi. La donna aveva la gola squarciata da una ferita molto profonda ed è stata trovata dal marito vicino al lavandino della cucina. Immediatamente l’anziano, che era rincasato dopo la consueta uscita in bicicletta, ha dato l’allarme ed ha telefonato al 118.

Il fascicolo
Sul posto sono giunti i carabinieri e subito sono scattate le indagini coordinate dal pm Paolo Gubinelli. L’ipotesi su cui si indaga è di omicidio, al momento contro ignoti. Saranno gli accertamenti del Ris a dare impulso alle indagini. Anche il medico legale Marco Valsecchi ha raggiunto via Verdi. Mezz’ora dopo Alfio Vichi è sceso dall’appartamento ed è stato portato nella stazione dei carabinieri di Chiaravalle accompagnato dal figlio Alfredo. Lì è stato ascoltato per ore. Tutte le ipotesi sono al vaglio, anche quella dell’uxoricidio, ma la più accreditata sembra essere quella che Emma Grilli sia stata vittima di un tentativo di furto all’interno della sua abitazione anche se le indagini proseguono a ritmo serrato e i carabinieri non si sbottonano.

I soldi
A dar credito all’ipotesi di omicidio dopo un tentato furto, oltre che la casa messa a soqquadro, le parole di Rita Quercetti, una delle nipoti di Emma Grilli. «Non ci posso ancora credere che sia morta zia Emma, che per me era una seconda madre. Ho parlato con una mia sorella che abita a Falconara e mi ha detto che lunedì sera aveva telefonato a zia Emma - dice Rita Quercetti - che le aveva detto che stava raccogliendo circa 600 euro perché doveva pagare chi aveva ristrutturato la cappellina che con altri parenti hanno al cimitero. Forse qualcuno ha ascoltato la telefonata magari dalle finestre che erano aperte. Tra l’altro sembra che la porta d’ingresso non sia stata forzata come se zia Emma abbia aperto senza problemi alla persona che l’ha poi uccisa: come se la conoscesse».Gli inquirenti hanno trascorso molto tempo a cercare indizi utili anche l’arma da taglio che ha ucciso l’anziana donna nei cassonetti e anche nell’area prospiciente l’abitazione della povera Emma Grilli. 

L’incredulità
I vicini di casa della coppia sono increduli. «Sono persone buonissime che non hanno mai fatto male ad una mosca. Alfio era operaio nella storica Fonderia Rocchetti ormai chiusa da tempo: poi subì un grave infortunio sul lavoro, ebbe anche un infarto ed andò in pensione. Ma ora stava bene, anche a 90 anni amava pedalare in bicicletta, andava a comprare il pane al forno di Vitali e raggiungeva gli amici nelle panchine davanti alle Poste. Lì, all’ombra, faceva una chiacchierata e poi rincasava per pranzo. Ha fatto così anche ieri e si è trovato di fronte alla terribile scena della moglie sgozzata. Anche Emma era una splendida persona. Prima aveva lavorato nei campi ma da tanti anni era una brava casalinga e curava l’orticello dietro casa. Nessuno poteva volerle male. I figli non abitavano a Chiaravalle ma erano molto legati ai loro genitori: la maggiore Fiorella ha 61 anni, vive ad Osimo Stazione, lavorava come operatrice socio sanitaria prima all’Umberto I di Ancona, poi all’ospedale di Torrette ed ora anche lei è in pensione mentre Alfredo, che ha 57 anni, abita a Senigallia e lavora per la ditta di spedizioni Bartolini».

Il condominio
C’è anche chi, tra i vicini di casa, evidenzia qualche problema che si era manifestato in passato nel condominio. Nulla però che potesse riguardare da vicino Emma e Alfio, una coppia di anziani affiatati e sereni, socievoli e molto apprezzati nel quartiere. Eppure sembra che qualcuno ieri mattina, dalle 9 alle 11 mentre Alfio Vichi era uscito per andare a comprare il pane e a fare quattro chiacchiere con i coetanei di viale Montessori, abbia bussato alla porta dell’appartamento al terzo piano di via Verdi 19.

Emma deve averlo riconosciuto e deve essergli sembrato un volto familiare tanto che ha aperto la porta senza timore. Non sapeva che sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe visto la luce del sole dell’estate. Non ha avuto neppure il tempo di gridare: il suo assassino le aveva già tagliato la gola perché probabilmente voleva i suoi soldi.

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