Vai in bagno durante l'orario di lavoro?
Va scritto sul tablet. Scoppia la protesta

Vai in bagno durante l'orario di lavoro? Va scritto sul tablet. Scoppia la protesta
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Giovedì 14 Dicembre 2017, 18:04 - Ultimo aggiornamento: 15 Dicembre, 11:28
CAMERANO - Vai in bagno o fai una pausa aggiuntiva rispetto alle due riconosciute dal contratto? Devi scrivere sul tablet 'Inizio pausa B' e 'Fine pausa B'. È l'ordine di servizio annunciato, e poi sospeso, dalla Skg di Camerano (Ancona), un'azienda che produce componenti meccaniche e filtri per auto e dà lavoro ad un centinaio di operai, al 90% donne con un'età media di 50 anni.

Fiom e Uilm hanno subito minacciato otto ore di sciopero contro un provvedimento giudicato «lesivo della dignità delle lavoratrici» - spiega Sara Galassi, della segreteria Fiom di Ancona - e la direzione aziendale ha sospeso l'iniziativa fino a lunedì prossimo, giorno in cui incontrerà le rappresentanze sindacali. «Inutile aggiungere - afferma Galassi - che queste sono le conseguenze delle modifiche apportate dal Jobs Act all'art. 4 dello Statuto dei lavoratori: norme che ora legittimano le aziende ad esercitare un controllo a distanza tramite gli strumenti che il dipendente utilizza per eseguire le proprie mansioni». La Skg ha già risposto ai sindacati di essere autorizzata per legge a rilevare spostamenti e accessi dei propri lavoratori, ma secondo Fiom e Uilm controllare quante volte vai alla toilette «viola la privacy del dipendente», e quantomeno non deve dar seguito a contestazioni disciplinari e sanzioni. «Sulla tutela della sfera di riservatezza nei luoghi di lavoro tuttavia la giurisprudenza non è univoca» riconosce la sindacalista, e l'azione sindacale parte in salita.

Le operaie dell'impianto di Camerano (Skg, un gruppo con sede legale a Parma e impianti produttivi anche in Albania, Giappone, Indonesia) lavorano, in piedi, in postazioni tutte dotate di tablet. Hanno diritto a due pause fisse di 15 minuti ciascuna (dalle 7:30 alle 7:45 e dalle 10:30 alle 10:50 nel primo turno), e d'ora in poi dovrebbero segnalare sul palmare ogni eventuale stop aggiuntivo. «In molti casi, aggiunge Galassi, si tratta di dipendenti non più giovani, o con malattie professionali. Controllare i loro bisogni fisiologici sarebbe lesivo del diritto alla riservatezza». 
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