Alloggio-tugurio assegnato a un invalido
«Da 15 anni tra scale, piccioni e umidità»

Alloggio-tugurio assegnato a un invalido «Da 15 anni tra scale, piccioni e umidità»
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Martedì 12 Dicembre 2017, 07:25 - Ultimo aggiornamento: 14 Dicembre, 10:34
ANCONA - Se la tua casa esplode per una fuga di gas e ti ritrovi con ustioni sul 90% del corpo, per prima cosa ringrazi il cielo di essere vivo. Se poi qualcuno, anche per la tua invalidità, ti offre una casa in sostituzione di quella che hai appena perduto, ti verrebbe da ringraziare pure lui. Se però questo qualcuno è il Comune, che è tenuto ad assistere i cittadini in condizioni di forte disagio, e la casa in questione è totalmente inadeguata, allora le cose cambiano, specie dopo 15 anni.

In seguito all’incidente avvenuto nel 2001 a Montemarciano, Lanfranco Nisi è rimasto gravemente invalido. Le bruciature gli hanno sfibrato i tendini, in particolare quello d’Achille, e ha problemi di deambulazione certificiati dai meidi. Lo stress di ustioni e ferite gli ha poi fiaccato il cuore, tanto che è stato colpito da un infarto. Considerato il suo stato di salute e la perdita della casa, i servizi sociali del Comune di Ancona, dove s’era poi trasferiuto, hanno deciso di assegnargli un alloggio. Il problema è che a una persona cardiopatica con difficoltà motorie è assegnata una casa piena di scale e dove il telefono cellulare non prende.

«Doveva essere una sistemazione temporanea – rivela il figlio Gianfelice – e invece siamo qui da 15 anni. In un buco di due stanze, dove non si vede mai il sole e che sta andando in rovina». Già all’ingresso l’abitazione, in un vecchio palazzo di via Pizzecolli, si presenta decisamente male. La soglia e il portone sono tappezzati di escrementi di piccione. «Noi puliamo – dice il giovane -, ma il giorno dopo è sporco come prima. Senza una copertura non se ne viene a capo». Salita la prima rampa di scale, sulla destra c’è un terrazzino che sembra ormai un pontile abbandonato, coperto com’è di scivolosissimo muschio verde e guano di piccione. Passata la seconda rampa, ecco una parete che sembra decorata da un astrattista, per la sua varietà di colori, invece sono solo le varie tonalità di una gigantesca chiazza di umidità. 

«L’intonaco è un disastro, anche perché l’appartamento è umidissimo – fa sapere Gianfelice -, ma qui la chiazza è così grossa perché ci sono continue infiltrazioni. Da due mesi viviamo con un centimetro d’acqua a terra, forse per una perdita». L’ultima rampa, conduce all’appartamento: due stanze buie (una cucina e una camera ) e un bagno senza finestra. «Qualche tempo fa – racconta il giovane - abbiamo chiamato i vigili del fuoco che hanno certificato lo stato pietoso della casa. Poi è venuto il geometra del Comune che ha constatato che nell’abitazione mancavano le normali condizioni igieniche». Poi però non si è più fatto vivo nessuno e quando padre e figlio hanno chiamato i Servizi sociali gli è stato risposto che la manutenzione spetta a loro. «Non ce la facciamo più a vivere in queste condizioni – esclama Gianfelice – Non per me, ma per mio padre. Io sono un marittimo e sto fuori anche sei mesi l’anno. Tremo all’idea di lasciare mio padre solo. Se avesse un nuovo infarto non sarebbe in grado di raggiungere la porta. Non chiediamo una reggia. Basta una casa a misura di persona».
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