Ragazzina ferita alle braccia
È tornato l’incubo Balena blu

Ragazzina ferita alle braccia È tornato l’incubo Balena blu
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Lunedì 15 Ottobre 2018, 04:40
ANCONA - La balena blu torna a far paura. Una ragazzina dell’hinterland anconetano di 13 anni era a un passo dal farsi intrappolare dal macabro gioco che, fra realtà e leggenda, sarebbe stato inventato in Russia e avrebbe indotto alla morte decine di giovanissimi. Passava giorno e notte a consultare siti specializzati sul Blue Whale (Balena Blu), il folle hobby autolesionista di moda tra gli adolescenti più fragili, un incubo senza fine. 

Il tempo libero lo trascorreva con gli occhi incollati allo schermo del cellulare per studiare i tutorial sul suicidio perfetto e apprendere le 50 regole di una raccapricciante sfida a difficoltà crescente a cui i ragazzi verrebbero invitati a partecipare dopo essere stati contattati sui social. Cinquanta passi verso il baratro, che vanno da pericolose pratiche di incisione di numeri, lettere e disegni su braccia e gambe alla visione continua di film horror e immagini psichedeliche, fino a un salto nel vuoto dal palazzo più alto della città come prova di coraggio e soluzione estrema per “riprendersi in mano la propria vita”.

 

Accettato il gioco, la vittima non può più tirarsi indietro, sotto la minaccia di pesanti ripercussioni sui familiari. La ragazzina della provincia anconetana non era ancora arrivata a contattare alcun curatore (così si chiama la figura che ha l’obiettivo di plagiare la vittima e diffondere le istruzioni del Blue Whale sui social) ma stava seriamente pensando di dedicarsi anima e corpo a questo folle rituale. È stato il padre ad accorgersi che qualcosa non andava. Mangiava sempre di meno, non frequentava più le amiche, passava il tempo chiusa in camera, sempre attaccata al suo smartphone. 
 
È stato a margine di una conferenza sul bullismo tenuta a scuola da Luca Russo, analista forense, consulente della Procura di Ancona ed esperto in tecniche investigative avanzate, che il papà della minorenne ha deciso di chiedere aiuto. Un passo provvidenziale, che ha permesso di salvare in tempo la tredicenne. L’uomo ha consegnato all’esperto il cellulare della figlia, dalla cui analisi è venuta a galla la verità: dalla cronologia è emersa una ricerca assidua di informazioni sul Blue Whale e sui relativi tutorial. La giovane poi si è confidata e ha spiegato le ragioni della sua morbosa curiosità, che nascevano da un profondo disagio personale e dal dolore per la perdita di un proprio caro. Non era arrivata ancora a tagliarsi, ma ha ammesso che quello sarebbe stato il prossimo passo. Una pratica autolesionista che, invece, ha messo in atto un’altra giovanissima ragazzina dell’Anconetano. 
Pochi giorni fa i genitori hanno fatto la terribile scoperta. La figlia aveva segni sulle braccia, incisioni più o meno profonde che si sarebbe inferta con un coltellino. Il caso è stato segnalato ai Servizi sociali e ora l’adolescente è assistita da specialisti che cercano di indagare nelle pieghe della sua fragile personalità per aiutarla a combattere il disagio e a comprenderne le ragioni: non è ancora chiaro se si tratti di un nuovo caso di Blue Whale o se sia il frutto di un episodio di bullismo, fenomeno su cui si concentra l’attenzione di Luca Russo, impegnato in questi giorni in una campagna di sensibilizzazione nelle scuole anconetane, su invito dei capi d’istituto o nell’ambito di progetti del Miur.

«Bullismo e cyberbullismo sono ancora molto presenti, nelle scuole e non solo - spiega l’analista forense -. Instagram e le chat di Whatsapp sono gli strumenti più utilizzati dai giovani per la divulgazione di materiale pornografico: tutto inizia come un gioco, ma poi si trasforma in ricatto o in ripicca per una love story finita o un tradimento. Fortunatamente la nuova legge sul cyberbullismo oggi consente anche al minorenne che dimostra la propria identità, senza bisogno di una denuncia formale, di richiedere l’immediata rimozione di un filmato compromettente da Youtube. Ma certo, l’uso del cellulare tra i giovanissimi è diventato un problema». 

Lo è anche per gli esperti del settore, costretti a dotarsi di software sempre più sofisticati e costosi per dribblare password e sistemi di sicurezza dei dispositivi che, talvolta, risultano impenetrabili in sede d’indagine per la stessa Polizia Postale, impegnata in una costante attività di monitoraggio e prevenzione dei reati sul web. «I genitori rivestono un ruolo fondamentale - evidenzia Russo -. Spesso si accorgono dei problemi dei propri figli a fatti già compiuti ed è una cattiva abitudine quella di regalargli uno smartphone sotto i 14 anni. In ogni caso, sarebbe bene esercitare un controllo preventivo, limitando la connessione ad internet e l’uso delle chat e impedendo l’impostazione di password che impediscono al genitore l’accesso al cellulare». 
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