Pioggia e tuffi ancora vietati: l’incubo
degli sversamenti mette Palombina ko

Pioggia e tuffi ancora vietati: l’incubo degli sversamenti mette Palombina ko
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Giovedì 27 Luglio 2017, 11:33
ANCONA - Spiaggia erosa, pozzanghere alimentate da fango e detriti e tuffi vietati per almeno due giorni. Sono le tracce del flagello lasciato dalla tempesta che martedì sera si è scaraventata sulla costa anconetana, colpendo le spiagge di Falconara e Palombina. La pioggia, breve ma intensa, ha provocato quello che tutti si aspettavano: il divieto di balneazione emanato dai due Comuni.

Sul litorale dorico, lo stop riguarda anche Torrette e il tratto compreso tra il Cardeto e la piscina comunale dal Passetto. Ma il limite alla balneazione dovuto agli sversamenti non è una novità, piuttosto un monotono rituale che da anni si ripete senza trovare soluzione con un’ordinanza che possa diminuire i tempi per il ritorno ai tuffi. Questa volta, le scolmate, oltre ad impedire il bagno, hanno causato ben altro. Ieri mattina, lo si poteva vedere nei pressi dei due scolmatori, quello a Collemarino e all’altezza dello stabilimento Ondanomala, ormai sotto sequestro da tre mesi per volere della Procura, impegnata nell’indagine sugli sversamenti aperta quasi tre anni fa e non ancora conclusa. In quest’ultima conduttura, il maltempo ha assestato alcuni colpi che hanno trasformato drasticamente l’alveo della fogna.

Nella parte dello sbocco, il flusso d’acqua, abbondante e violento, ha eroso la sabbia, originando una specie di fossato che ha preso le sembianze di una discarica. All’interno, rami, pezzi di cemento e persino un telo bianco. Visibili anche i resti della parte di scolmatore danneggiata lo scorso anno proprio a causa di un violento sversamento. Nell’altra conduttura, l’attivazione dello scolmatore ha provocato la fuoriuscita di liquidi che hanno creato uno stagno proprio di fronte all’ingresso per il mare. Il ritorno ai tuffi avverrà non prima di domani. I campioni di acqua prelevati dall’Arpam dovranno essere analizzati e poi si potrà dare i via libera. Insomma, bisogna aspettare il solito tam tam, dato che ancora – nonostante gli studi affidati alla Multiservizi e all’Univpm – un’ordinanza flash (18 ore) sul modello riminese non c’è.
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