Notte Bianca di Ancona, non per tutti. Le boutique aperte a metà: «Pochi incassi e costi alti»

Notte Bianca di Ancona, non per tutti. Le boutique aperte a metà: «Pochi incassi e costi alti»
Notte Bianca di Ancona, non per tutti. Le boutique aperte a metà: «Pochi incassi e costi alti»
di Michele Rocchetti
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 11 Ottobre 2023, 04:50 - Ultimo aggiornamento: 12 Ottobre, 07:17

ANCONA Eventi, eventi, eventi. Piccoli o grandi. Basta che siano in grado di vivacizzare la città e renderla di nuovo attrattiva. È sempre stato questo il leit motiv dei negozianti di Ancona. Ebbene, sabato scorso la Notte Bianca ha portato in città oltre 35mila visitatori, ma se si eccettuano bar, ristoranti e grandi catene, una buona parte dei negozi è rimasta chiusa, mentre un’altra ha semplicemente allungato l’orario di apertura per un’ora o due. E se qualcosa di simile venisse proposto ogni domenica, ben pochi sarebbero disposti a stare aperti. Un controsenso? Non proprio.


I limiti

I titolari delle attività hanno le loro ragioni.

Innanzitutto, sottolineano, il successo di eventi di questo genere non dipende dal fatto che i negozi siano aperti o chiusi. «Bisogna svincolarsi dall’idea che se non ci sono tutti i negozi aperti la serata non è riuscita – sostiene Toni Tanfani di Gisa Boutique -. Quando ci sono tali eventi la gente non viene per fare shopping, ma per divertirsi. Quindi è fondamentale che trovi l’intrattenimento, dove bere, dove mangiare. I negozi aperti sono un qualcosa in più. L’importante è che contribuiscano a rendere bella e accogliente la città. Ma per fare questo basta allestire le vetrine e tenere accese le luci. In più noi, pur col negozio chiuso, abbiamo mantenuto la corte aperta per garantire il passaggio delle persone». 

L’aspetto economico

Poi c’è il fatto che tenere l’esercizio in funzione durante queste iniziative non è economicamente conveniente: «Stare aperti anche poche ore ha dei costi – ricorda Tanfani -. Se non lavori diventa controproducente». Certo, dipende anche dalla categoria merceologica che uno propone. Difficile vendere, tra un concerto e l’altro, un capo di alta moda. Più facile un piccolo oggetto da regalare. E infatti Fantasie di Carta è stato aperto fino alle 22, come la maggioranza dei negozi di via degli Orefici. Anche perché qui la Notte Bianca si è mescolata con le iniziative di Rifiorefici. «Io ho ospitato le opere di una poetessa e di un’illustratrice – fa sapere Roberta Pesaresi –. È venuta parecchia gente. Ma non è che abbia fatto chissà quali affari. Per noi questo più che altro è un modo per farci conoscere». 

La pubblicità

Concetto ripreso anche da Simone Luzi di 1972 abbigliamento. «Sono rimasto aperto fino alle 23, non tanto per vendere, ma perché così mi sono fatto pubblicità. Gli eventi servono a questo. Ma se ce ne fosse uno ogni domenica non potrei stare sempre aperto. Lavoro da solo, e ho anche una vita». Questo è il motivo principale per cui le catene sono costantemente in attività e i piccoli negozi no. «Loro hanno tanto personale che possono far ruotare – fa notare Rossana Subiaco di Capellomania –. Io sto qui tutti i giorni da mattina a sera. Almeno la domenica voglio passarla con la famiglia. La Notte Bianca però è stata bellissima. Sono stata aperta fino alle 21, poi non veniva più nessuno e ho deciso di andarmela a godere anch’io. Del resto iniziative così non servono a fare cassa, ma a rendere la città più viva».

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