Buco da 370mila euro, negoziante costretto a chiudere: salvato dalla legge anti-crisi ne pagherà 36mila in 5 anni

Buco da 370mila euro, negoziante costretto a chiudere: salvato dalla legge anti-crisi ne pagherà 36mila in 5 anni
Buco da 370mila euro, negoziante costretto a chiudere: salvato dalla legge anti-crisi ne pagherà 36mila in 5 anni
di Antonio Pio Guerra
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Martedì 26 Marzo 2024, 05:25 - Ultimo aggiornamento: 15:28

ANCONA Un negozio chiuso per i pochi affari, decine di cartelle esattoriali fondate sul reddito presunto e di sanzioni che, non contestate subito, avevano portato il debito verso il Fisco, accumulato nei primi anni 2000, a oltre 370mila euro. Cifra impossibile da pagare per un ex commerciante anconetano che, però, grazie all’istituto del concordato minore, previsto dal Codice della crisi di impresa e dell’insolvenza, ora potrà uscire dalle sabbie mobili del sovraindebitamento.

L’annuncio

L’annuncio è arrivato dal pool anticrisi composto dall’avvocato Riccardo Crispiani e dal commercialista Maurizio Leonardi.

L’esercente potrà rientrare del suo debito pagando 36mila euro in 5 anni: il piano è stato approvato dai creditori e dal tribunale di Ancona. Il commerciante aveva aperto la sua attività nel 1998. Gli affari, però, non erano andati come previsto e nel 2009 si è arrivati alla cancellazione dell’azienda dal Registro delle imprese. Proprio qui sta la particolarità della sentenza.

«Questo ha comportato, in passato, la mancanza dei presupposti per accedere al Codice della crisi d’impresa» spiega l’avvocato Crispiani. Un’impasse sbloccatasi soltanto di recente. «Negli ultimi anni questa legge ha subito alcuni ritocchi e quando si è aperto uno spiraglio per usufruirne, abbiamo ricontattato il cliente e abbiamo ricominciato l’iter». In passato, infatti, «non c’erano i presupposti e il debitore aveva deciso di non andare avanti».

Il piano di rientro prevede - oltre ai fondi messi a disposizione dal creditore - anche l’apporto finanziario di un suo famigliare, conditio sine qua non perché il giudice accettasse il concordato. «Il legislatore ha rivoluzionato l’approccio verso situazioni di questi tipo - spiegano Crispiani e Leonardi - fornendo ai debitori uno strumento per una seconda chance, ma vanno individuati l’esatta esposizione, l’origine e le cause del sovraindebitamento, la situazione familiare, il reddito e i beni per presentare una proposta congrua».

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