Ancona, dal Brasile per studiare
i segreti dei moscioli di Portonovo

La ricercatrice brasiliana
La ricercatrice brasiliana
di di Roberto Senigalliesi
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Domenica 23 Settembre 2018, 06:05 - Ultimo aggiornamento: 09:19
ANCONA - Da Florianopolis a Portonovo per studiare i moscioli. Cercando analogie con una esperienza similare in Brasile. È la storia di Alana Casagrande, 34 anni, biologa e dottoranda dell’Università federale di Santa Catarina approdata in Italia, e specificatamente a Portonovo, per studiare la gestione sostenibile della pesca del mosciolo. Grazie all’accordo di collaborazione con l’Università di Santa Catarina e l’Università di Teramo la giovane dottoranda brasiliana sta svolgendo un periodo di studio di 6 mesi proprio presso la Cooperativa Pescatori di Portonovo.
 

Una ricerca che ha lo scopo di aprire un dialogo tra esperienze brasiliane ed italiane nei presidi Slow Food dove viene promossa la gestione sostenibile della pesca di alimenti tipici, nell’ottica di un loro contributo al mantenimento dell’identità culturale e territoriale, alla valorizzazione delle conoscenze tradizionali ed alla conservazione della biodiversità marina. Alana, sorriso solare e grande capacità di osservazione, è ad Ancona dai primi di agosto e vi rimarrà per altri 4 mesi. Nelle sue vene, peraltro, scorre sangue italiano visto che i suoi bisnonni emigrarono in Brasile nel 1878 da Pederobba, un paese in provincia di Treviso. Un ritorno a casa, il suo, che affronta con grande volontà e voglia di imparare. È nata a Caxias do Sul, nello stato di Rio Grande do Sul ed abita a Florianopolis nello stato di Santa Caterina.
I passaporti
«Ho anche il passaporto italiano - racconta con orgoglio - e ne sono fiera. In questo poco tempo ho già capito di essere in un posto molto bello, sia dal punto di vista culturale che naturalistico. Sono biologa laureata in agroecosistema e mi sono poi perfezionata in un master di sviluppo rurale. Sono venuta a Portonovo proprio per capire e studiare progetti di gestione sostenibile della piccola pesca capace di alimentare un prodotto tipico come il mosciolo. Una esperienza che ho studiato anche in Brasile, in questo caso legata alla pesca della vongola in un’area protetta che da noi si chiama riserva estrattiva umana (Reserva extrativista marinha do Pirajubaè). Una riserva creata appositamente in una zona di soli pescatori nel 1992, pubblica, proprio per sviluppare questo tipo di pesca ed esperienza».
Una situazione praticamente simile a quella della baia? «Certamente. Solo che da voi l’area marina protetta è solo ancora un progetto. Sono stata accolta benissimo alla Cooperativa Pescatori, una realtà molto importante per quanto riguarda la realizzazione di una filiera corta. Ma, in generale, mi sono trovata molto bene ad Ancona. Abito al Piano, una zona in cui c’è grande integrazione fra popoli. La città mi piace molto, proprio perché è una città di mare. Ho trovato tanta simpatia e condivisione dalla gente, spiagge bellissime, una multiculturalità diffusa, tradizioni legate alla pesca che affondano le loro radici nel tempo. Debbo imparare meglio l’italiano - prosegue - specie la grammatica ma mi sono integrata perfettamente. Ho anche partecipato ad alcune iniziative naturalistiche, assieme ai miei amici anconetani».
La cosa che più apprezza di Ancona è «il suo essere allo stesso tempo una città urbana e naturalistica. Mi piace il Conero, la salvaguardia della natura, Portonovo, Mezzavalle. Mi piace stare fra la gente». Infine, non può mancare un sogno. “Tramite «a mia ricerca sviluppare il turismo e studiare strategie per coinvolgere i giovani nella pesca di prodotti tipici. In questa maniera verrebbero salvaguardate tradizioni e sviluppato una vera comunità del cibo, con il fondamentale contributo di Slow Food che è attivo ed operante anche in Brasile».
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