Si indaga sulle ex dell’untore
Almeno tre contagiate da Hiv

Si indaga sulle ex dell’untore Almeno tre contagiate da Hiv
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Domenica 17 Giugno 2018, 04:35

ANCONA - È ancora in isolamento, nella stessa cella che accolse a febbraio Innocent Oseghale, il macellaio della povera Pamela. Claudio Pinti, il presunto untore dell’Hiv, il predone del sesso che negava a se stesso e ai partner l’esistenza del virus, resterà nel carcere di Montacuto almeno fino all’esito delle analisi cliniche che dovranno accertare se il suo sistema immunitario è così depresso da essere incompatibile con il regime carcerario. Intanto l’indagine della Procura e della Squadra mobile di Ancona continua per risalire ad altre possibili vittime del contagio, oltre all’ultima fidanzata che l’ha denunciato. 

 

In attesa che si facciano avanti altri partner che possono aver avuto con lui rapporti non protetti (Pinti si sarebbe vantato con l’ultima fiamma di aver avuto 228 relazioni negli ultimi dieci anni) gli investigatori diretti dal dottor Carlo Pinto si concentrano sulle liaison note del 36enne di Agugliano. E hanno già acquisito le cartelle cliniche di Giovanna Gorini, la compagna che gli aveva donato la gioia di una figlia, una bella ragazza bionda di 32 anni morta il 24 giugno del 2017 per una patologia tumorale riconducile all’Aids. Avevano convissuto per anni a Polverigi e adesso gli investigatori vogliono capire se sia stato proprio Pinti a infettarla con l’Hiv, con rapporti non protetti, e se magari con le sue tesi negazioniste sull’Aids («è un’invenzione delle case farmaceutiche») l’abbia convinta a non sottoporsi alle terapie antivirali.

Sono già state acquisite le cartelle cliniche, da cui risulterebbe che la Gorini avrebbe contratto l’infezione alla fine del 2008, tre mesi dopo il compagno, anche se il momento esatto della prima diagnosi di Hiv su Pinti è ancora da accertare: di sicuro prima del gennaio 2009, ma dagli ultimi accertamenti investigativi il virus potrebbe averlo contratto nel settembre 2008. Oltre alla prova cronologica del contagio, potrebbero essere disposti esami genetici sulla Gorini, per accertare scientificamente il responsabile del contagio. Ma potrebbe non essere necessario riesumare la salma della donna, perché è probabile che nelle strutture sanitarie dove è stata in cura sia ancora conservato materiale organico da utilizzare per i test. Claudio Pinti, in una confidenza all’ex compagna, aveva raccontato di essere stato contagiato dall’Hiv da una ragazza di Cupramontana che frequentava prima di conoscere Giovanna.

Ma anche in questo caso la Procura guidata dalla dottoressa Irene Bilotta vuole capire chi abbia infettato chi, perché potrebbero essere tre le ex a cui il presunto untore ha trasmesso l’Hiv. Intanto Claudio Pinti aspetta di sapere se potrà lasciare il carcere. Più delle valutazioni del gip, a cui la sua difesa ha chiesto la concessione degli arresti domiciliari, saranno dunque i valori di linfociti rilevati dagli esami di laboratorio a decidere se l’ex autotrasportatore ricliclatosi nel trading finanziario sarà o meno scarcerato. 
Probabile comunque, visto che fino a ieri sera i risultati degli esami non erano stati comunicati, che la decisione del giudice Carlo Cimini slitti a domani. In caso di scarcerazione, si porrà il problema di dove mettere ai domiciliari l’indagato. 
L’istanza della difesa
L’avvocato difensore Alessandra Tatò, come da prassi, nell’istanza di scarcerazione ha indicato un domicilio privato dove il suo assistito potrebbe essere accolto, ma sembra più probabile che in caso di concessione dei domiciliari Pinti sia trasferito in una struttura sanitaria. Sia per la patologia da cui è affetto (se davvero sarà riconosciuta come incompatibile con il carcere) sia perché lo stesso gip nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere aveva indicato i motivi per cui alternative più soft - come appunto la reclusione in casa - erano sconsigliate dalle condotte dell’indagato, caratterizzate dalla mancanza di qualsiasi autocontrollo alle sue pulsioni sessuali, pur sapendo di essere sieropositivo, e dal credo negazionista.

Se sarà scarcerato, meglio che Pinti vada in un luogo segreto.

Basta scorrere il suo profilo Facebook per capire quanto sia incattivito il clima di riprovazione che si è scatenato intorno alla sua persona, con pericoli per la propria incolumità (in carcere altri detenuti gli hanno giurato vendetta) e il rischio che pure i familiari - pur se non coinvolti dall’inchiesta - siano esposti a ritorsioni in caso di domiciliari.

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