Ancona, «Mi ha drogato e poi ha
abusato di me, voglio guardarlo in faccia»

Ancona, «Mi ha drogato e poi ha abusato di me, voglio guardarlo in faccia»
di Federica Serfilippi
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Sabato 19 Gennaio 2019, 06:00
ANCONA - «Andavo da lui solo per comprare eroina. Era l’unico spacciatore che conoscevo. Tra noi non c’era nessuna relazione affettiva. Perché non ho denunciato subito le violenze? Non mi rendevo conto che quelli erano degli abusi sessuali». Un’ora e mezza, tra difficoltà emotive e pause, in cui la 22enne anconetana trovata lo scorso novembre nel covo della droga di via Pergolesi ha raccontato l’incubo vissuto per tre mesi in un contesto di spaccio e degrado a cui ha messo fine la Squadra Mobile della questura.
Le parole sono uscite ieri mattina nell’ambito dell’incidente probatorio chiesto dal pm Valentina Bavai dove la vittima è stata ascoltata dal gip Sonia Piermartini in forma protetta. Per tutta l’audizione un paravento l’ha separata dal suo presunto stupratore, Isaac Adetifa Adejoju, il 36enne nigeriano arrestato con la duplice accusa di spaccio di droga e violenza sessuale aggravata dalla minorata difesa della vittima, abusata sotto l’effetto di stupefacenti. La protezione è stata tolta solo per un momento.
  
Quando alla 22enne, assistita dall’avvocato Mirco Piersanti, è stato chiesto se volesse riconoscere il suo molestatore in foto oppure per via diretta. «Se lo devo guardare in faccia – ha detto la ragazza – non ho problemi a farlo».
E ha puntato il dito dritto contro il nigeriano, difeso dall’avvocato Giovanni Sabbatini. La ragazza, sostenuta dalla psicologa Margherita Carlini e da due poliziotte della sezione reati contro la persona della Mobile, ha aperto il suo racconto dall’inizio, dal momento in cui ha messo piede nello stabile fatiscente di via Pergolesi per cercare droga. Era fine estate. Ha riferito di essersi rivolta al 36enne perché conosceva solamente lui come spacciatore e di essere costretta a consumare l’eroina in quell’appartamento immerso nel degrado perché non poteva portarla a casa. I suoi genitori avrebbero scoperto la sua tossicodipendenza. Secondo la procura, le violenze sessuali – ne sono state riferite una quindicina in tre mesi – sarebbero avvenute quando lei non poteva difendersi perché sopraffatta dagli effetti della droga. «Non mi ha mai picchiato – ha sostenuto la 22enne – mentre approfittava di me. È per questo che pensavo che non si potesse parlare di abusi sessuali». Erano state le poliziotte della Mobile, una volta eseguito il blitz in via Pergolesi, a far prendere coscienza all’anconetana di quanto subito. Dal giorno dell’arresto di Adetifa, la ragazza è “pulita”. Ha iniziato un percorso di disintossicazione al Sert e uno psicologico. Sta provando a uscire dal mondo della droga.
Il nigeriano, invece, si trova recluso nel carcere di Pesaro. Ieri, anche lui, è stato ascoltato. E ha riproposto la versione già data agli inquirenti in un primo momento: lui e la 22enne avevano una storia d’amore. Una relazione stabile. Per questo, i rapporti sessuali sarebbero stati consenzienti. Con l’incidente probatorio concluso, è possibile che il prossimo passo della procura sia quello di notificare alle parti l’avviso di conclusione delle indagini.
 
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