ANCONA - «L’incubo non è finito. Mio figlio si è chiuso nel silenzio più totale e non mi parla più. Gli dicono che è uno spione, lo minacciano e lo insultano. A marzo di quest’anno poi è successo qualcosa di brutto. È tornato a casa un pomeriggio e non era più lui. Ha iniziato a fumare in continuazione sigarette, a chiudersi in camera facendo avanti e indietro nella sua stanza. Non so più che fare. Vorrei sapere cosa gli hanno fatto per ridurlo così». Sono le parole disperate di una mamma di un 17enne, tra le vittime dei baby stalker protagonisti di una serie di aggressioni e pestaggi a ragazzini, alcuni dei quali gravati da deficit psicofisici, finiti nel radar della Squadra Mobile e della Procura dei Minorenni.
I fatti
Gli atti persecutori ed estorsivi, per cui sono in corso procedimenti giudiziari nei confronti dei responsabili, sono stati commessi tra l’estate del 2018 e del 2020. «A gennaio del 2020 - racconta la mamma - i cinque ragazzi che avevano bullizzato mio figlio erano finiti in custodia cautelare.
L’ennesimo caso
Il 17 marzo scorso il terzo episodio: «Tornato dalla Cittadella l’ho visto trasformato. Quel giorno dev’essere successo qualcosa. È da allora che ha problemi a dormire di notte, dice che si sente in colpa, non è più lui». La madre pur di scoprire la verità è disposta a prendere provvedimenti anche drastici: «Mi sono messa in contatto con un’investigatrice che collabora con le procure minorili. Voglio andare in fondo. Scoprire se ci sono altri bulli nella sua vita. Mio figlio da questa storia ne è uscito distrutto. Ha 17 anni ma è stato bocciato e ora non va più a scuola. Si è bloccato in tutto. Almeno prima frequentava l’oratorio mentre ora parla come un robot, cammina come un robot. Ha gli occhi persi. Questo mi distrugge». Il ragazzo è seguito dagli assistenti sociali anche se quello che chiede è una vita normale: «Abbiamo anche provato a cambiare ambiente scolastico ma non è servito a nulla, ha visto dei medici ma lui si sente un ragazzo come gli altri e vuole condurre una vita simile a quella dei suoi coetanei».