Ancona, abusi sessuali al capolinea
quattro dipendenti rinviati a giudizio

In quattro a giudizio per abusi sessuali
In quattro a giudizio per abusi sessuali
di Stefano Rispoli
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Mercoledì 20 Giugno 2018, 04:25

ANCONA - La corsa quotidiana con il bus per andare e tornare dal lavoro era diventata un incubo. Gli orchi indossavano la divisa celeste e sul petto il distintivo dell’azienda: proprio loro, responsabili del trasporto e tutori della sicurezza dei passeggeri, avrebbero approfittato delle condizioni di inferiorità psichica di una donna anconetana, ora over 50, che incolpa quattro dipendenti di Conerobus, tra cui anche autisti, di aver abusato di lei per circa un anno, tra l’estate del 2012 e il luglio del 2013, sottoponendola a ripetuti rapporti sessuali, anche più volte alla settimana. Incontri occasionali, generalmente in luoghi appartati, in strada, alla fine di una corsa o di una giornata di lavoro. 

 

La donna, secondo l’accusa, non sarebbe mai riuscita a ribellarsi a quelle avance, sia per il suo disagio psichico, sia per il timore reverenziale che nutriva nei confronti di autisti e controllori dell’azienda di trasporto pubblico di cui si serviva per andare a lavorare. E chissà per quanto tempo ancora sarebbe andata avanti questa storia scabrosa senza la professionalità delle assistenti sociali che seguono la vittima e che un giorno hanno voluto indagare sul suo strano atteggiamento: la vedevano sempre più agitata, stanca, timorosa e non capivano perché.

Poi, la drammatica scoperta. Nel suo cellulare hanno trovato strani messaggi da cui ha avuto origine l’inchiesta che ha portato ieri al rinvio a giudizio di sei persone: i quattro dipendenti di Conerobus (non tutti autisti) accusati di violenza sessuale continuata, più due anconetani, un 43enne (G.T.) e una 45enne (A.R.D.), che dovranno rispondere di circonvenzione d’incapace. Proprio partendo dagli sms scambiati con questi ultimi due imputati - con cui esisteva una conoscenza superficiale - che gli inquirenti, coordinati dal pm Valentina Bavai, hanno potuto far luce su un caso delicatissimo. «Avrei voglia di farti carezze e baciarti tutta», scriveva il 43enne alla vittima, promettendole che presto si sarebbero rivisti e che l’avrebbe «fatta felice» se avesse continuato ad elargire denaro a favore della sua sospetta complice, la 45enne che, secondo l’accusa, si sarebbe fatta consegnare somme dai 50 ai 150 euro. Tra lusinghe, attenzioni, presunte difficoltà economiche e false promesse di restituzione del prestito, i due (che però negano tutto) sarebbero riusciti a carpire alla poveretta circa 900 euro tra maggio e giugno 2013, approfittando della sua debolezza psicologica. 
«Dimostreremo che non c’è stata circonvenzione - dice il loro avvocato, Paolo Cognini -. Gli eventuali prestiti di denaro e la condizione della donna saranno oggetto del processo». Non ci sarebbe alcun legame tra i due imputati di circonveznione e i dipendenti di Conerobus: un chiaravallese di 62 anni (S.B.), un osimano di 58 (A.A.), un anconetano di 55 (A.P.) e un senigalliese di 55 (M.G.) residente nel capoluogo, assistiti dagli avvocati Roberto Leali ed Ezio Gabrielli.
Il filo conduttore, però, sono alcuni sms choc rinvenuti sempre nel cellulare della vittima, con cui i quattro colleghi avrebbero concordato appuntamenti in luoghi appartati come i capolinea degli autobus. Avrebbero conosciuto la loro preda proprio sul bus: qualche battuta, due chiacchiere, poi lo scambio dei numeri di telefono. Quindi gli incontri piccanti, a decine secondo l’accusa. Con frequenza più che settimanale, i quattro avrebbero convinto la vittima a fare sesso con ciascuno di loro, singolarmente, consapevoli del deficit cognitivo della donna, invalida civile al 75%, dunque abusando di lei in molteplici occasioni. La poveretta sarebbe piombata in uno stato di stress, estenuata dalle pressanti pretese sessuali e dalle richieste di denaro. Ora è seguita da un’amministratrice di sostegno nominata dal tribunale, che tramite l’avvocato Francesca Petruzzo si è costituita parte civile nell’udienza preliminare dinanzi al gup Paola Moscaroli, che ha disposto il rinvio a giudizio per tutti i sei indagati e fissato il processo per il 5 dicembre.

I legali dei dipendenti di Conerobus non si esprimono, ma ieri è intervenuto il presidente dell’azienda Muzio Papaveri: «La notizia del rinvio a giudizio di quattro nostri dipendenti per fatti gravissimi ci coglie di sorpresa e ci colpisce profondamente - scrive -. Siamo venuti a conoscenza delle pesantissime accuse soltanto ora dai media e abbiamo immediatamente dato mandato al nostro avvocato di approfondire la questione. Riponiamo massima fiducia nella magistratura e non appena riusciremo ad avere un quadro più chiaro della situazione, valuteremo come intervenire adottando gli opportuni provvedimenti».
 

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