La pelliccia di Otzi svela
l'origine dei cervi alpini

Una ricostruzione di Otzi
Una ricostruzione di Otzi
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Martedì 26 Agosto 2014, 16:25 - Ultimo aggiornamento: 27 Agosto, 18:17

CAMERINO - Il Dna estratto dai peli della pelliccia indossata da tzi, l’Uomo venuto dai ghiacci, ha dimostrato che il cervo che popolava le Alpi 5.300 anni fa circa (Et del Rame), apparteneva ad una linea genetica che oggi diffusa in Europa centrale, mentre gli esemplari che vivono oggi sulle Alpi italiane sono legati ad una linea pi orientale.

Questo il risultato della ricerca coordinata dagli antropologi dell’ Università di Camerino in collaborazione con i bioinformatici del Cnr di Milano e del Museo di Storia Naturale di Copenhagen, pubblicato recentemente sulla rivista internazionale Plos One. Ötzi, noto anche come mummia del Similaun, fu ritrovato nel 1991 in un ghiacciaio delle Alpi Venoste nella Val Senales, in Alto Adige, visse circa 5300 anni fa ed il suo corpo è oggi custodito presso il Museo Archeologico dell’Alto Adige di Bolzano.

“Una delle caratteristiche più straordinarie di questa mummia glaciale – sottolinea la dott.ssa Stefania Luciani, ricercatrice Unicam in Antropologia – è l’eccezionale stato di conservazione del suo abbigliamento ed equipaggiamento. Per la loro realizzazione Ötzi fece grande uso di materiali animali e vegetali. Lo studio dell’abbigliamento quindi offre un’opportunità senza uguali per ricostruire l’ambiente naturale della regione alpina all’epoca in cui visse Ötzi e per conoscere le risorse animali e vegetali che erano disponibili”.

Studi precedenti avevano già dimostrato lo stretto rapporto tra Ötzi ed il cervo. L’analisi dell’equipaggiamento aveva rivelato l’uso del corno di cervo per costruire il punteruolo contenuto nella faretra e l’analisi molecolare del contenuto intestinale svolta dagli stessi antropologi dell’Università di Camerino aveva permesso di ricostruire l’ultimo pasto: carne di cervo e cereali.

“D’altro canto – prosegue la dott.ssa Stefania Luciani – le incisioni rupestri della Val Camonica che riproducono scene di caccia al cervo sono anch’esse una testimonianza del ruolo centrale del cervo nella vita delle popolazioni preistoriche nella regione alpina. Ad oggi sfortunatamente esistono pochi studi genetici sui cervi della regione alpina siano essi di popolazioni attuali che di popolazioni antiche. Questo studio rappresenta la prima indagine genetica su un cervo alpino dell’Età del rame. I ricercatori hanno studiato il DNA antico contenuto nei peli di cervo e, una volta sequenziato, lo hanno confrontato con quello di altre popolazioni antiche e moderne di cervo. Attualmente in Europa sono state identificate tre linee genetiche di cervo, ognuna delle quali riflette una specifica distribuzione geografica come risultato dell’isolamento in differenti rifugi durante l’ultima glaciazione: la linea occidentale è presente soprattutto in Europa centrale, quella orientale è distribuita prevalentemente in Europa orientale ed infine la nord africana/sarda. Il nostro studio – conclude la dott.ssa Luciani – dimostra che il cervo alpino dell’Età del rame appartiene alla linea occidentale al contrario delle popolazioni di cervo che vivono attualmente sulle Alpi friulane e piemontesi che sono della linea orientale”.

Secondo gli autori dello studio questo risultato potrebbe essere la conseguenza di processi di ricolonizzazione post glaciali diramatisi da rifugi diversi oppure il frutto di attività umane recenti quali caccia selettiva,frammentazione di habitat e traslocazioni. Negli ultimi 200 anni molte popolazioni di cervo sono state drasticamente ridotte a causa delle trasformazioni ambientali e della crescita della popolazione umana tanto da rischiare l’estinzione o sopravvivere esclusivamente in territori molto isolati. Studi come questo sul Dna antico ottenuto da campioni archeologici possono essere di grande aiuto alla biologia della conservazione in quanto permettono di capire i cambiamenti, di ricostruire la storia di una popolazione e di identificare linee genetiche soggette ad estinzione o minaccia. Queste informazioni sono inoltre essenziali per mettere in atto opportune misure di protezione o di ripristino.

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