Suicida in carcere l'imprenditore
che uccise due suoi ex operai

Suicida in carcere l'imprenditore che uccise due suoi ex operai
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Lunedì 20 Ottobre 2014, 09:08 - Ultimo aggiornamento: 21 Ottobre, 17:31

FERMO - Si è tolto la vita impiccandosi nella sua cella del carcere di Ascoli Piceno Gianluca Ciferri, l'imprenditore edile di Fermo, che il 15 settembre scorso, aveva ucciso a colpi di pistola due suoi ex operai kosovari, che erano andati a chiedergli stipendi arretrati.

La notizia è stata confermata dal legale dell'uomo. Stando a quanto si è appreso dal carcere, Ciferri si è impiccato alla grata della finestra del bagno con una corda formata da lenzuola e federe.

L'imprenditore non era solo in cella, ma il compagno lo ha trovato già morto: erano circa le 4 di notte.

Sembra che abbia lasciato una lettera.

Ciferri era accusato del duplice omicidio a colpi di pistola di Mustafa Nexhmedin, 38 anni, e Avdyli Valdet, 26, carpentieri immigrati dal Kosovo. Il 21 settembre scorso il Gip aveva convalidato l'arresto e il provvedimento di custodia cautelare in carcere, dopo uno lungo interrogatorio in cui Ciferri aveva ribadito la sua versione dei fatti: "mi sono difeso da un'aggressione. I due operai erano armati di una piccozza, ho avuto paura e ho sparato".

Gli operai vantavano circa 20 mila euro di stipendi arretrati, più volte richiesti all'imprenditore, anche attraverso un contenzioso curato dal sindacato di categoria della Uil. Nexhmedin aveva moglie e quattro figli piccoli, Valdet un figlio e un altro in arrivo: "non sapevano più come sfamarli" diceva il fratello di Mustafa.

"Ho visto Gianluca Ciferri giovedì scorso. Abbiamo parlato abbastanza a lungo: non c'era nulla nelle sue parole che potesse far pensare ad un gesto come quello che poi ha fatto". Così l'avv. Savino Piattoni, difensore dell'imprenditore. "Ho avuto la notizia stamattina dal carcere, e ho subito informato la famiglia, una famiglia distrutta. Questa è una tragedia nella tragedia".

Ciferri era rinchiuso in una cella con altri sei detenuti, in un'ala protetta del carcere di Marino del Tronto. Nelle settimane scorse, racconta l'avv. Piattoni, aveva incontrato un cugino, e il legale faceva da tramite per le comunicazioni con la compagna e i figli. "Il mio assistito - osserva - aveva preso consapevolezza che i fatti accaduti il 15 settembre avevano cambiato per sempre la sua vita e le vite delle altre famiglie coinvolte".

"Stavamo ragionando sui prossimi passi della difesa, in attesa del deposito dei risultati ufficiali delle autopsie sulle vittime". Il legale non ha conferme sulla voci di una lettera che l'imprenditore avrebbe scritto prima di togliersi la vita. Se la missiva esiste, sarà agli atti della procura di Ascoli Piceno, che indaga sul suicidio, mentre un'inchiesta interna verrà aperta dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria.

La procura di Ascoli Piceno ha aperto un fascicolo di indagine sul suicidio e disporrà l'autopsia. Gli

investigatori hanno trovato nell'armadietto personale della cella di Ciferri vario materiale cartaceo, lettere e altri documenti, ma sembra che non ci sia uno scritto che spieghi o annunci il suicidio dell'imprenditore. Ieri notte gli agenti di custodia avevano controllata la cella dieci minuti prima che Ciferri si impiccasse con una corda di lenzuola alla grata della finestra del bagno.

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