Bersani: «Berlusconi si dimetta
Divorzio tra governo e Paese»

Bersani dopola diffusione dei risultati (Alessandro Di Meo - Ansa)
Bersani dopola diffusione dei risultati (Alessandro Di Meo - Ansa)
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Lunedì 13 Giugno 2011, 09:48 - Ultimo aggiornamento: 11 Luglio, 16:01
ROMA - I comitati per il s esultano per la vittoria nei referendum, mentre il Pd chiede le dimissioni del premier Silvio Berlusconi.



«Questo è stato un referendum sul divorzio tra il governo e il Paese», ha detto il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani. «Una enormità, dopo 16 anni è stato superato il quorum in tutte le regioni italiane. Un risultato incredibile, un messaggio pieno di speranza e fiducia per un cambiamento possibile», ha continuatoil segretario del Pd. «Questo voto - ha continuato - dice che il governo è su una strada diversa da quella su cui viaggia il Paese. Il governo vive su un altro emisfero».



«A questo punto si dimettano e aprano una situazione nuova, passando la mano al Quirinale», è la richiesta di Bersani. «Quella che era una crisi politica conclamata - ha affermato ancora Bersani - ora prenda la forma di un distacco profondo dai cittadini. È da irresponsabili non riflettere su questo e sul fatto che le tecniche di sopravvivenza possano solo allargare il baratro tra governo e l'opinione pubblica».



«Solo le elezioni possono dare un elemento di fiducia e di ripartenza a questo Paese. Come ho già detto noi siamo pronti a vedere se c'è un breve spiraglio per ovviare a questa pessima legge elettorale, altrimenti piuttosto che stare fermi è meglio andare al voto», ha quindi affermato il segretario del Pd. «So che c'è - ha osservato Bersani - una manovra di mezzo, ma il governo disveli l'arcano perché non è accettabile che esponenti come il ministro Romano dicano che i conti sono a posto. Devono dire che cosa farebbero, ma io sono convinto che non sono in condizione di fare le cose» e quindi, sostiene il leader Pd, «noi chiediamo la crisi di governo, che la parola passi al Quirinale, che si verifichi se c'è uno spazio per la legge elettorale altrimenti si vada al voto».



Le affermazioni di Berlusconi «stanno diventando irrilevanti», ha continuato il segretario del Pd a chi gli domanda quale sia stato l'effetto della dichiarazione di Berlusconi del suo non voto, sul risultato dei referendum. «Ormai non è neanche più corretta la discussione tra ciò che nelle affermazioni di Berlusconi è produttivo o controproducente - sottolinea Bersani - perché la verità è che sta diventando irrilevante. Chi governa dovrebbe accorgersi che quando dice una cosa entra da un orecchio ed esce dall'altro, perché è il segnale più grave del distacco con i cittadini».



«Solo uno fuori dalla realtà - scrive su Facebook Enrico Letta, vicesegretario del Pd - non si dimetterebbe da primo ministro oggi stesso, prendendo semplicemente atto di quel che gli italiani, in nome dei quali siede a Palazzo Chigi, gli hanno detto. Anzi gridato».



Secondo il presidente del Pd, Rosy Bindi, intervenuta al Tg3, «con questo referendum la parte interpretata da Silvio Berlusconi è finita. Non credo che ne possa interpretare un'altra». Per Bindi «è evidente che il Governo si dovrebbe dimettere», come il risultato del referendum «impone».



«È con grande emozione che posso dire di essere orgoglioso di aver fatto, prima come pm di Mani Pulite, e oggi come leader dell'Idv qualcosa di importante per il Paese», ha esultato Antonio Di Pietro. «Abbiamo detto no al nucleare e soprattutto abbiamo stabilito un principio sacrosanto scritto nell'articolo 3 della Costituzione, vale a dire che la legge è uguale per tutti».



«L'Idv in tempi non sospetti ha chiesto le dimissioni di Berlusconi. Farlo ora in nome dei risultati referendari è una strumentalizzazione», ha poi aggiunto. «Sono andati a votare sì - ha aggiunto l'ex pm - anche molti elettori del centrodestra. Per rispetto nei loro confronti non possiamo chiedere le dimissioni del governo solo in nome dei referendum».



«Ho sentito Pier Luigi Bersani e abbiamo già deciso di mettere su un cartello programmatico», ha continuato il leader dell'Italia dei valori. Tra i temi da mettere al primo posto nel cartello programmatico, Di Pietro ha indicato il lavoro, la giustizia sociale, i conti pubblici e la politica estera: «Diciamo no alla guerra e ricordiamo che l'Idv è stata lasciata sola quando sono state fatte scelte guerrafondaie. L'opposizione non può vincere senza convincere perchè questa sarebbe una scelta di corto respiro».



«Oggi vince l'Italia dei beni comuni e perde l'Italia delle lobbies», ha detto il leader di Sinistra, Ecologia e Libertà, Nichi Vendola. «Perde una lunga storia di ossessione privatizzatrice, perde un pezzo abbastanza pregiato dell'ideologia liberista che ha governato le sorti del mondo. Intanto - ha aggiunto Vendola - c'è la straordinaria partecipazione che indica la vitalità democratica di un Paese che sta cercando con grande nitidezza e determinazione di uscire da un'epoca buia. È un'Italia che sta provando a rifondare il proprio spazio pubblico, le proprie virtù civiche».



Il leader del'Udc Pier Ferdinando Casini dice di «non credere alle dimissioni di Berlusconi perché la coalizione è tutta intorno a lui, così l'ha costruita salendo sul predellino. Che si dimetta per mettere al suo posto uno 'yes man' è una ipotesi che non interessa a nessuno e non servirebbe al Paese». Ai microfoni del Tg3 il leader dell'Udc spiega anche che «bisogna andare al più presto al voto» e che per un governo di transizione «mancano ormai le condizioni». «Oggi ho visto che Maroni ha detto non ci serve l'Udc. Lo ringrazio molto ma mi sembra la volpe e l'uva, perché non ci passa dall'anticamera del cervello di unirci ad una coalizione politica barcollante di cui non condividiamo nulla», ha aggiunto Casini ai microfoni de La7.



Terzo polo: è un "no" grande come una casa al governo. «La grande partecipazione popolare ai Referendum dimostra la volontà degli italiani di tornare ad essere protagonisti: è ormai chiaro che la maggioranza e il governo sono totalmente sordi, incapaci di capire ciò che vogliono gli italiani», avevano già scritto in una dichiarazione comune Gianfranco Fini, Pier Ferdinando Casini e Francesco Rutelli, al termine di un vertice del Terzo Polo. «Nel raggiungimento del quorum - sottolineano - è stato determinante il Terzo Polo, con la decisione di invitare tutti al voto al di là delle scelte di merito che consapevolmente rivendichiamo. Il SI' ai referendum è un NO grande come una casa a questo governo. E' tempo che Berlusconi ne prenda atto. Minimizzare, come ha fatto dopo le amministrative, sarebbe irresponsabile e dannoso per gli interessi nazionali».




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